martedì 17 febbraio 2009

Lettera di una insegnante

Anche nella mia mente spesso ricorrono pensieri d'infanzia, di quel vissuto personale che ha fatto sì che divenissi la persona che sono, con certi valori e principi di vita piuttosto che altri; ed è da qui che nasce l'esigenza e la voglia di insegnare, giocare, apprendere e confrontarsi con i bambini, uniche creature che più di chiunque altro necessitano di attenzioni e stimoli quanto più vari per far sì che le molteplici intelligenze (le otto intelligenze che tutti noi possediamo di cui parla Gardner) possano sviluppare al massimo il loro potenziale."


I bambini sono multimediali e i loro molteplici recettori sono tutti aperti; sono le cattive abitudini a chiuderne alcuni.
Dobbiamo continuamente sollecitarli e nutrirli mediante sostanziosi saperi diffusi attraverso media disparati e impiegando una pluralità di metodi perché nessuno venga messo da parte da un'educazione che troppo a lungo è stata segno di selezione, ma affinché ognuno possa essere avvantaggiato in base alle proprie potenzialità senza sforzarsi nell'inutile tentativo di tendere verso un determinato prototipo imposto dall'alto.

Dobbiamo imparare, prima di tutto, ad ascoltarli i bambini, a permettere loro di esprimersi e ad arricchirci e nutrirci della loro genuina capacità di stupirsi di fronte a tutto ciò che di meraviglioso il mondo ci offre, senza appiattirsi all'abitudinarietà della vita ordinaria di cui non sentiamo più né odori né sapori.


Ancora oggi la cultura scolastica lascia pochissimo spazio al teatro (sia al fare teatro che all'andare a teatro), campo della creatività in cui si esprimono i processi mentali della connotazione, della metafora e del simbolo sia nella creazione scenica che nella sua fruizione; è una forma espressiva, un linguaggio di cui non possiamo privare i bambini.

Una famosa poesia di Loris Malaguzzi dice: " bambino può parlare cento lingue e noi gliene rubiamo 99".

" le storie e i procedimenti fantastici per produrle, noi aiutiamo i bambini a entrare nella realtà dalla finestra anziché dalla porta. È più divertente: dunque è più ". (G. Rodari, Grammatica della fantasia).

Rodari concepisce il teatro, anche quando si fa veicolo di messaggi virtuosi, come gioco e piacere per " le occasioni di felicità "

E concluderei sempre con Rodari che, a proposito del teatro ritenuto dai più inutile, sostiene: "e invece noi siamo del parere che le cose che non servono a niente sono preziose e vanno salvate ad ogni costo: sono il contravveleno a una civiltà che con il suo utilitarismo ci logora e ci inaridisce" (a tutto vantaggio dei burattinai nascosti che manovrano i centomila fili cui siamo legati così bene che non ce ne accorgiamo neppure).

(Martina Tattini da TELLUS folio)

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