mercoledì 18 marzo 2009

Hans Christian Andersen

Chi non conosce la fiaba de "Il brutto anatroccolo"?
Scrivo qui l'ultima parte.

".... Una mattina l'anatroccolo si ritrovò congelato e stretto dal ghiaccio e fu allora che sentì che sarebbe morto.
Due anatre selvatiche planarono e scivolarono sul ghiaccio. Esaminarono l'anatroccolo.
"Sei ben brutto!" gracchiarono "Che peccato, non si può fare proprio nulla con uno come te".
E volarono via.

Fortunatamente passò di lì un fattore e liberò l'anatroccolo spezzando il ghiaccio con un bastone.
Sollevò l'anatroccolo, se lo mise sotto il cappotto e si avviò verso casa.

Alla fattoria i bambini si avvicinarono all'anatroccolo, ma lui ormai aveva paura e volò via attraverso la porticina del gatto.
Finalmente all'aperto, giacque sulla neve - mezzo morto, poi si trascinò verso un altro stagno, poi ad un'altra casa e ad un altro stagno ancora ... e così passò l'inverno - tra vita e morte.

Comunque tornò il gentile soffio della primavera e le vecchie si misero a scuotere i piumini e i vecchi riposero i lunghi camicioni ...
Sullo stagno l'acqua diventava più tiepida e il brutto anatroccolo si lasciava cullare - le ali distese.
Sullo stagno nuotavano tre cigni, le stesse creature bellissime che aveva visto in autunno, quelle che gli avevano fatto dolere il cuore.
Provò l'impulso di raggiungerli con la paura di essere ancora una volta deriso. Ma discese lentamente sullo stagno e intanto il cuore gli batteva forte.

Non appena lo videro, i cigni presero a nuotare verso di lui.
Sicuramente la mia fine è vicina, pensò l'anatroccolo, ma - se devo essere ucciso - meglio che a farlo siano queste creature e non un cacciatore, la moglie di un fattore o un lungo inverno. E risultò che era uno di loro. Per caso il suo uovo era finito in una famiglia di anatre.

Lui era un cigno, un glorioso cigno.

E, per la prima volta, i suoi simili si avvicinarono e lo sfiorarono con gentilezza e affetto con le punte delle ali. Lo ripulirono con i loro becchi e gli nuotarono attorno per dargli il benvenuto. E i bambini arrivati per nutrire i cigni con pezzetti di pane, si misero ad urlare: "Ce n'è uno nuovo!" E corsero a dirlo a tutti. E le vecchie andarono allo stagno, sciogliendo i lunghi capelli d'argento. E i giovani raccolsero l'acqua verde nelle mani a coppa e spruzzarono le ragazze, che arrossirono come petali. Gli uomini smisero di mungere per respirare l'aria profumata. Le donne smisero un momento di rammendare per ridere con i loro compagni. E i vecchi presero a raccontare storie sulla guerra che è troppo lunga e la vita troppo breve. E, ad uno ad uno, per via del passare della vita e della passione e del tempo, danzando si allontanarono."

Hans Christian Andersen scrisse decine di storie sull' archetipo dell'orfano. Fu un difensore strenuo del bambino perduto e trascurato e del suo diritto a cercare e a trovare i suoi simili.

Il Brutto anatroccolo, pubblicato per la prima volta nel 1845 è sull'archetipo del deprivato, del diverso, una delle rarissime storie che incoraggiarono successive generazioni di outsiders a non darsi per vinte.

E' una storia fondamentale, psicologica e spirituale: fondamentale nel senso che contiene una verità così basilare per lo sviluppo umano che, senza l'integrazione di questo fatto, il progresso ulteriore è precario e - psicologicamente - non è possibile prospettarlo, se non si comprende del tutto questo punto.

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