martedì 22 settembre 2009

Equinozio d'autunno


Per quanto riguarda l'inizio dell'autunno, metto semplicemente il link ad un mio post dell'anno scorso, perché in questi giorni mi è arrivata la cagnolina che aspettavo, una meticcia con chiare impronte di setter inglese.
Ha già quasi un anno, quindi dobbiamo passare un bel po' di tempo insieme per addestrar"ci" ...

Viene da un canile di Roma gestito da persone eccezionali (è una conoscenza virtuale attraverso telefono e mail).
Là veniva chiamata Soraya, ma non me l'hanno detto volutamente, affinché fossi libera di scegliere.

Nel frattempo infatti d'accordo con mia figlia, noi l'abbiamo chiamata Frida.

Ma dopo un'ora che era qui a casa, sapendo come veniva chiamata, ho capito anche perché: ha occhi splendidi, credo che la vera Soraya li avessi tali e quali, anche se di lei so che era la moglie ripudiata di uno scià di Persia, e di certo non ricordo come fosse, eppure ho questa certezza.

Appena potrò verrò a pubblicare le foto di Frida e ad aggiornare questa nuova amicizia che mai cancellerà comunque il ricordo della mia amica Kitty.

Per un po' quindi, se mi pensate, pensatemi con questa dolce e paurosa cagnolina.

Ecco il link che riguarda l'Equinozio: estateincantata.blogspot.com/2008/11/equinozio-dautunno.html

venerdì 18 settembre 2009

Lo shock di Videocracy e il “fascismo estetico”


Erik Gandini (Bergamo 1967) ha realizzato un documentario sul potere in Italia, partendo dal fatto che nel nostro Paese – contrariamente a quanto avviene in consolidate democrazie – il potere politico e quello mediatico coincidono nella persona del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il titolo del documentario (presentato alla Mostra del Cinema di Venezia) è, significativamente, Videocracy (neologismo dal significato facilmente intuibile).

Che cos'è il "fascismo estetico"?


Le sequenze iniziali e finali di "Videocracy" lo illustrano pefettamente.
Il fascismo estetico è quella lotta per la salvezza sociale che impegna ogni componente dei ceti popolari, nella più assoluta solitudine, sul terreno della propria immagine.

Nell'epoca della fine della mobilità sociale e del lento disfacimento della classe media, il nemico di classe non esiste più, come non esistono più alleati nella lotta per il miglioramento delle condizioni di vita.

Vi è un'unica fede, quella della trasformazione individuale. Non una religiosa rivoluzione interiore, ma una laica e materialista metamorfosi della propria immagine.

Il giovane operaio bresciano che è intollerante nei confronti del proprio lavoro, che si rifiuta ostinatamente ad un destino di tornitore a vita, ha di fronte a sé un'unica via di salvezza che, tragicamente, è in realtà la sua maledizione.

Egli vive da anni nella costruzione di un personaggio televisivo attraverso una dura disciplina fisica, che lo rende straordinariamente atletico e prestante. Ha ininterrottamente lavorato sulla propria immagine, ossia sul proprio corpo, sulla gestualità, sugli abiti.

Continua qui

Il brano che ho parzialmente postato è stato scritto da Andrea Inglese, su nazioneindiana.com.


Riporto anche
questo Articolo di , pubblicato venerdì 28 agosto 2009 in Svezia.

"Che cosa succede nell’opinione pubblica del regno di Silvio Berlusconi, dove il primo ministro controlla l’intera televisione? Erik Gandini ritrae questo incubo sorridente ed amorale che esce dallo schermo.
Erik Gandini si è finalmente deciso ad affrontare l’Italia, la sua misteriosa patria il cui presidente del consiglio Silvio Berlusconi si è procurato l’immunità giudiziaria, ha messo i rom in posti simili a campi di concentramento e sempre con il sorriso sulle labbra si è divincolato tra tutti gli scandali grandi e piccoli, all’apparenza con il tacito consenso della maggioranza degli italiani.
Di tempo ce n’è voluto ed è senz’altro stato difficile da portare a termine, ma il suo film “Videocracy” (più o meno ‘governo dello schermo’) ha meritato in pieno quest’attesa.
In Italia, più dell’80% delle persone si informano esclusivamente attraverso la televisione. La televisione è di proprietà del primo ministro Silvio Berlusconi con il suo prosperante impero mediatico Mediaset, oppure è da lui dominata attraverso il suo partito Forza Italia. Il partito di governo italiano esercita sulla radio e sulla televisione pubblica RAI un’influenza ben più grande di quanto sarebbe possibile in Svezia.
Ma Erik Gandini non si sofferma quasi mai su questi dettagli e presenta invece, attraverso un linguaggio visuale, brillante e carico di emotività, qualcosa di ben più difficile da cogliere: le conseguenze e la psicologia di ciò che definisce una “rivoluzione culturale”. Una rivoluzione in cui sono soprattutto le donne ad essere sfruttate e misteriosamente accettano di farsi sfruttare, mentre l’Italia scivola sempre più in basso nella classifica delle pari opportunità.
Gandini passa da inquietanti vie secondarie per entrare in un incubo sorridente ed amorale in cui la parola scritta, l’argomentazione fondata e le realtà sociali non hanno in pratica più alcun significato politico. La strada del successo, che qui è il senso stesso della vita, passa attraverso gli show e i quiz delle televisioni di Berlusconi. Come è stato detto persino in dibattiti svedesi sull’Italia quando si sono discusse le critiche a Berlusconi: che cosa c’è di sbagliato a divertirsi un po’?
Un giovanotto si allena nella lotta libera e nei movimenti alla Ricky Martin, partecipa a concorsi per talenti e sogna il successo spronato dalla mamma. Delle ragazzine puntano a diventare “velina”: ballerine per 30 secondi, “seni abbondanti e perizoma” per mantenere gli spettatori incollati. Una corpulenta donna di mezza età fa uno strip davanti a cacciatori di talenti. Sono i sognatori più commoventi ed innocenti di Gandini, e si trovano in fondo alla catena alimentare in cui il potere e i media vivono in simbiosi.
L’innocenza va svanendo man mano che Erik Gandini sale in questa catena. Ritrae da vicino lo sgradevole Fabrizio Corona, paparazzo, ricattatore e nihilista da varietà che con successo ha portato l’essenza cinica dell’estetica berlusconiana un passo più avanti. Il famoso agente televisivo Lele Mora, buon amico di Berlusconi e suo
vicino in Costa Smeralda, il paradiso sardo del jet-set, riceve gli ospiti nella sua “casa bianca” e sorridendo passa il suo cellulare da cui svolazza come suoneria “La giovinezza”, canzone di battaglia dei fascisti, tra immagini di simboli del partito, svastiche e Mussolini: ”Bello, eh?”
Un’altra vicina in Sardegna è diventata fotografa di corte del primo ministro e racconta volentieri quali foto sono state approvate e qual’è la sua preferita: quella famosa di Berlusconi con una giovanile bandana.
“Il Presidente”, come Berlusconi chiama sé stesso, appare solo sorridente – e che sorriso! – in contesti ufficiali: sulla tribuna d’onore ad una parata militare, in testa ad una manifestazione di Forza Italia, mentre riceve la cittadinanza onoraria di Olbia, in Sardegna.
“Videocracy” funziona in modo eccellente come misurazione di trent’anni di cambiamento della situazione mentale e politica italiana, soprattutto insieme a “Il divo” di Sorrentino. O come Gandini ha descritto il suo obiettivo: non tanto osservare la banalità del male, quanto la malvagità del banale. Forse non è nemmeno così lontano da noi come ci piace credere."
Articolo originale


martedì 15 settembre 2009

Citazione


Le macchine che danno l'abbondanza ci hanno lasciati nel bisogno,
la nostra sapienza ci ha reso cinici,
l'intelligenza duri e spietati.
Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco.
Più che di macchine, l'uomo ha bisogno di umanità.
Più che di intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.
Senza queste doti, la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.
(Charlie Chaplin)

L'immagine riprodotta è di Nanà.

venerdì 11 settembre 2009

Corpo a corpo


"Eccola mia madre, al centro della vasta cattedrale che era l'infanzia: era là fino all'inizio..."
(Virginia Woolf)

Il pensiero sulla madre, mi è venuto leggendo il blog di Rosy, il resto è preso un po' a caso dal libro di Gabriella Buzzatti e Anna Salvo - "Corpo a corpo" - edito da Laterza.

"Il rapporto con mia madre è stato una delle grandi risorse della mia vita. Io l'amavo profondamente, ammiravo la sua bellezza, il suo intelletto, il suo profondo desiderio di conoscenza: senza dubbio con quel tanto di invidia che esiste in ogni figlia."

Così scrive, in un tentativo di autobiografia mai pubblicato cui lavorò attorno ai settant'anni, Melanie Klein.

La madre è, nell'insegnamento di Melanie Klein, il luogo interno in cui si combatte uno scontro fondativo ed atroce fra ciò che è "buono" e ciò che è "cattivo": figura quindi di maestosa ed insanabile ambivalenza, scenario di una "guerra" fra parti interne in cui risulta inimmaginabile ogni operazione di intolleranza o di pacificazione.

Libussa, la madre tanto amata, ammirata ed in qualche modo invidiata, rappresentò, finché restò in vita, una sorta di ordinatore della vita di Melanie Klein. Per ottenere tutto il suo amore, Melanie si contrappose, nonostante se stessa, al fratello Emanuel morto a venticinque anni, nel 1902. Quest'ultimo, a causa della tubercolosi, visse i suoi ultimi anni lontano dal nucleo familiare, legato a Melanie ed alla madre da un continuo scambio di lettere.

Il grande attaccamento che univa i due fratelli era mal sopportato dalla madre: non è difficile rintracciare in questo scenario familiare la coesistenza di sentimenti di scontro doloroso tra persone che si amano e si odiano.

Colpa, amore indicibile, desiderio di privilegio, lutto e senso di trionfo connotano la relazione dei figli con l madre e dei figli tra loro e comunque quella di Libussa, Emanuel e Melanie.
..... Il lavoro teorico della Klein potrebbe essere tutto cercato nella domanda 'ingenua' "Chi è la madre?", o meglio: "chi è la madre per la figlia femmina?"

Il rapporto madre-figlia è rimasto a lungo per la psicoanalisi un nodo irrisolto, eppure, ogni donna si è trovata prima o poi nel corso della vita di fronte al "materno", nella duplice accezione di "avere una madre" e di poter "essere madre".

mercoledì 9 settembre 2009

Nel silenzio di lantana


Nel silenzio di lantana
E di calle
Nell'umore secco del vento
Negli arpeggi del merlo
S'aprono zone di solitudine
Che eludono lo spazio
Cancellano gli sguardi

Nelle ore socchiuse
Il soffio sullo schermo
Di una trama muta
Dialogo nascosto
Nel profondo
Bugie infuocate
Che scavano la carne

Bocca che cerca il bacio
E mano la carezza
Pare la vita
Ma è il perno dell'ombra
Sulla luce
Dopo tanta speranza

(Da "Nel silenzio di lantana" di Daniela Muti - Edizioni Lieto Colle)

domenica 6 settembre 2009

Settembre e ...



Dopo un piccolo incidente ad un legamento della mia spalla destra che mi ha impedito di usare il computer in questi giorni, comincio a stare meglio e ... mi ritrovo in settembre.
Proprio stanotte, attenta a non dormire sulla spalla incriminata, sentivo fucilate continue ed ero convinta di vivere un incubo.
Ma no, è solamente iniziata la caccia: non so, conosco laureati in ecologia che sono favorevoli ad una caccia consapevole e bla bla bla.
A me, anche in pieno sonno, dà dolore.

Comunque il primo giorno di settembre qui è stato splendente, il caldo sta diminuendo a rotta di collo.

Settembre era il settimo mese del calendario romano, il nono invece in quello anglosassone dove veniva chiamato anche "Mese dell'Orzo"

Proverbi di settembre:

"Se il tempo è buono il 1° di settembre, sarà buono per tutto il mese".

"Pianta gli alberi a S. Michele e comanda loro di crescere;
pianta gli alberi per la Candelora e dovrai pregarli perché crescano."

"Il vento settembrino spira dolcemente sinché la frutta non è nel solaio."

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