mercoledì 30 marzo 2011

Tagliare la cultura vuol dire sfregiare la patria

Vorrei riportare un articolo che ho letto su Italia nostra a proposito delle dimissioni  di Andrea Carandini (dimissioni di cui è stato scritto anche sul Corriere della Sera circa a metà marzo)
  
Il presidente del Consiglio Superiore del Ministero per i Beni Culturali ha detto nella sua lettera di dimissioni: 

"…ci stiamo allontanando dalla patria, anche quella visibile fatta di paesaggio, storia e arte. Rischiamo di perderla, e non sono passate neppure cinque generazioni dalla fondazione dello Stato italiano".

I tagli crudeli e ingiustificati, a causa dei quali Andrea Carandini si è dimesso, sono ormai sotto gli occhi di tutti; 
appare sempre più evidente che lo scopo di questi tagli non è il risparmio ma la punizione dei cervelli e dell’anima di tutti gli italiani.

Uno sfregio alla Costituzione e al suo articolo 9 che obbliga la repubblica (cioè tutte le pubbliche amministrazioni, fino all’ultimo dei cittadini) a tutelare "il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione".

Una parte dell’Italia, il governo e i parlamentari che lo sostengono, stanno suicidando il patrimonio culturale. 

Un’altra Italia lo difende. 


In prima linea le centinaia di migliaia di cittadini che fanno parte delle grandi associazioni di tutela , come Italia Nostra. 

Noi sappiamo bene che il patrimonio culturale è lo specchio della nostra identità di popolo, è il volto della Patria, la sintesi visiva, materiale della nostra civiltà e della nostra unità nazionale. 
In questi tagli noi vediamo anche un obiettivo delittuoso: annullare l’identità e dunque l’unità del Paese.

In questi tagli, che si sono colpevolmente concentrati sui due ministeri dell’ambiente e della cultura, in questa volontà distruttiva del nostro "bene comune", è presente anche un suicidio economico.


Noi di Italia Nostra siamo infatti convinti che il patrimonio culturale possa contribuire in modo determinante a un nuovo modello di sviluppo umano, che ha come obiettivo l’aumento del benessere comune, nel mantenimento dell’equilibrio tra uomo e natura, tra territorio e produzione; un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza e la creatività, sul nostro patrimonio culturale quale nostro primario "bene comune", sulla qualità e non sulla quantità, sulla cooperazione e la solidarietà piuttosto che sulla competizione e lo sfruttamento terminale dei beni comuni. 

La speranza di sviluppare nel nostro Paese questo nuovo modello economico sta soprattutto nella ripresa di possesso del patrimonio culturale da parte delle giovani generazioni: è per i loro diritti e per quelli delle generazioni future che noi ci battiamo oggi.

Alessandra Mottola Molfino
Presidente nazionale di Italia Nostra 

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