mercoledì 29 febbraio 2012

Sai cosa sarò io per te?







Sai cosa sarò io per te? Sarò sempre quel piccolissimo particolare che ogni tanto scorgerai nell’aria, nelle cose che guardi, nella loro bellezza, quel dettaglio emotivo che ti viene incontro. 


L’attimo che ti innamora l’anima per l’inquadratura di un tramonto, unico, imprevisto, che torna in mente all'improvviso. Il diversivo, il tempo di un sorriso quasi inatteso che ti confonde i respiri, il dejà vu, la sponda di un sogno.

Le storie finiscono mentre quel piccolo particolare, quel quasi niente, mi farà restare con te... per sempre.  

(Massimo Bisotti - Il quadro mai dipinto) 

martedì 28 febbraio 2012

Perplessità

Ultimamente mi sono invaghita di una scrittrice scoperta così per caso in libreria l'anno scorso:
Penelope Lively . Credo di avere letto ormai tutti i libri che ha scritto finora.


Me ne rimane purtroppo solo uno, ormai  oltre la metà.
Si intitola "Amori imprevisti di un rispettabile biografo" - Ed. Guanda.






Ecco che a pagina 132, mi imbatto in queste parole:

"... Mark rimase fermo per un attimo, la mente inondata da riflessioni concomitanti: il piacere che si ricava da un paesaggio deriva da quel che si vede? I bambini trovano che il mondo sia bello prima che gli adulti dicano loro che lo è o soltanto dopo?

E' mai possibile guardare una qualsiasi cosa, superati i quattro anni, senza che le proprie nozioni interferiscano con quel che si osserva?..."


E non so cosa rispondere a me stessa, a mia volta catapultata in questo pensiero.


Lascio quindi qui questa domanda, in attesa che qualche blogger gentile  possa illuminarmi.


Immagine presa dal web 



lunedì 27 febbraio 2012

Il blog di Tonino: L'Italia del 1931

Il blog di Tonino: L'Italia del 1931



L'Italia del 1931


Questo post è stato scritto da Tonino su Il blog di Tonino, scoperto per caso e per fortuna, proprio stasera.
Il link è all'inizio


"Nel 1931, quando sono venuto al mondo, se avessi subito potuto guardarmi attorno, avrei visto il seguente panorama.


L’Italia con circa 41 milioni di abitanti. Attivi il 44,4%, di cui il 51,7% in Agricoltura, il 26,3% nell’Industria e il 22% nei Servizi.


Il prodotto interno lordo era così ripartito: agricoltura il 38,3%, industria il 25,1%, terziario il 24,3%, del quale il 12,3% nell’amministrazione pubblica.


Nella popolazione quelli che lavoravano erano 18.212.000 ed i non attivi erano 22.831.000.


La paga mensile era circa:
contadino £. 90, 
operaio £. 200, 
impiegato £. 270, 
ragioniere £.350, 
alto dirigente da 900 a 1000 £.


L’Italia toccò in quest’anno e nel seguente il punto più basso della crisi economica del ’29, scatenata dall’alta finanza USA, con uno dei maggiori tributi mondiali, imposti dal Regime, come da questi pochi cenni:
crollo dei titoli azionari del 40%, 
l’agricoltura perde l’11%, 
l’industria manifatturiera il 15%, 
la disoccupazione sale ad un milione di unità, 
i fallimenti sono 14.000. 


Questo il prezzo del “risanamento” delle banche e .. dei banchieri: 
le imposte passano in 8 anni da 12 a 21 miliardi di lire,
il pane al costo di 2 £/kg ha 60 cent. di tasse e più ancora per sale e zucchero che su 7,45 £/kg ben 5.32 sono di tassa governativa. 
falliscono le banche di Stato austriaca e tedesca. 
Gli USA “esigono” il pagamento dei debiti.


E’ un quadro che stiamo rivivendo oggi, nel 2012. Allora pagarono quasi solamente quelli di sempre, come oggi.


Da allora, nel ’31, alla fine della guerra, furono anni di sofferenze, di dittature, di rivincite colonialiste e cinque di guerra mondiale con 60 milioni di morti ed infinite stragi bestiali, distruzioni, rovine e fame fino al capolinea, nel 1945."


A me sembra interessante, e non solo come quadro storico.
Grazie a Tonino.

Di nuovo lunedì? Tempo di aforismi ...


  • I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie.


       Michel De Montaigne





  • Circo: Luogo in cui è consentito a cavalli, ponies ed elefanti di vedere uomini, donne e bambini fare i pagliacci.


       Ambrose Gwinett Bierce



  • Tutta la natura sussurra i suoi segreti a noi attraverso i suoi suoni. I suoni che erano precedentemente incomprensibili alla nostra anima, ora si trasformano nella lingua espressiva della natura.


      Rudolf Steiner


L'immagine è presa dal web.

domenica 26 febbraio 2012

PRESCRITTO...

PRESCRITTO... - Cadoinpiedi:

Il tribunale di Milano ha prosciolto "per prescrizione" Silvio Berlusconi imputato con l'accusa di corruzione in atti giudiziari al processo Mills. Ecco la cronologia del caso Mills ...

Segue cliccando sul link sopra di Cadoinpiedi.
Da qui invece un articolo di Domenico Gallo

Berlusconi si e' prescritto con le sue maniLa sentenza che ha dichiarato non doversi procedere per essere prescritto il reato di corruzione dell' avv.Mills, testimone chiave in altri processi, Silvio Berlusconi se l'è proprio meritata.  


Si può dire che l'ha scritta lui con le sue mani, com'è già avvenuto il 30 gennaio 2008 con il proscioglimento per il reato di falso in bilancio, che Berlusconi in modo lungimirante aveva fatto sostanzialmente depenalizzare nel 2002. 


Anche questo proscioglimento è frutto delle sue fatiche e del lavoro indefesso dei suoi sarti in Parlamento


In verità molti serventi in Parlamento si sono attivati per salvare il cavaliere dall'onta di dover rendere conto alla giustizia di quei fatti che il codice penale, per la generalità dei cittadini, considera reati. 


Il merito principale spetta alla legge ex Cirielli del 2005, con la quale la durata della prescrizione dei reati è stata ridotta per le persone per bene ed allungata per le persone per male. Però il testimone giudiziario, avv. Mills, è stato condannato in primo grado ed in appello per essersi fatto corrompere dai soldi di Berlusconi e la Cassazione, pur dichiarando la prescrizione, ha confermato la condanna del corrotto al risarcimento dei danni, in tal modo risultando definitivamente accertato che la corruzione era avvenuta.


Pertanto la prescrizione breve non bastava per salvare Berlusconi, coimputato con l'avv. Mills nel medesimo processo. Sono state necessarie ulteriori fatiche. Dopo che la Corte Costituzionale ha cassato, nel 2004, il c.d. lodo Schifani, che assicurava l'immunità del Presidente del Consiglio più amato dagli italiani, è stato necessario far confezionare al sarto Alfano un altro abito di impunità per il Presidente (il lodo Alfano), che è stato realizzato a tempo di record ed è entrato in vigore nell'agosto del 2008, giusto in tempo per ottenere lo stralcio della posizione di Berlusconi dal processo a carico dell'avv. Mills che si stava avviando alla conclusione dinanzi al Tribunale di Milano. 


Quando anche il secondo abito è stato stracciato da una Corte Costituzionale impenitente, nell'ottobre del 2009, Berlusconi ha perso le staffe di fronte a tanta mala creanza ed ha ordinato ai suoi sarti di correre ai ripari. Poiché i vestiti non si potevano più confezionare, sono state inventate delle braghe di tela, chiamate legittimo impedimento che impedivano ai magistrati di andare avanti con i processi per non far perdere tempo al Presidente del Consiglio, impegnato - sappiamo come - nella conduzione degli affari di Stato.


Quando, infine, con perseveranza diabolica, la Corte Costituzionale, nel gennaio 2011, ha neutralizzato anche il legittimo impedimento, allora non c'è stato più niente da fare, e Berlusconi è stato costretto ad andare in Tribunale, ma ormai era troppo tardi. Non era mai capitato nella storia d'Italia che un imputato faticasse tanto per sottrarsi alle grinfie della legge, fino al punto da dover cambiare ripetutamente le leggi penali e la procedura penale in sintonia con le sue esigenze processuali di impunità. E' stata una fatica di Sisifo, però ne è valsa la pena. Oggi Berlusconi ben può dire di averla scritta, questa sentenza, con le sue mani. 

sabato 25 febbraio 2012

Ripropongo un vecchio post


Giuseppe Fanciulli (1881 - 1951) fu non solo un poeta ed un pedagogista, ma anche autore di libri per ragazzi.


Ne ho scoperto uno che è - per me - molto dolce e poetico, si intitola Lisa-Betta.


Propongo qui alcune frasi che mi hanno colpito in particolare:




"Tutto il cielo è popolato di stelle. Sono le stelle piccolissime e immense. Sono punti di un ricamo luminoso che scintillano su un velluto cupo, che tramano su un velo diafano, che impallidiscono su una seta cilestrina. Sono lucciole erranti per prati infinitamente vasti, con un palpito continuo, mai stanco. " 


Scrivendo del vento:


"Arrivò di colpo dietro la siepe e la passò con un salto: nessuno l'aveva mai visto venire, nessuno lo vedeva, ed era da per tutto. Era più basso sull'erba, che si piegava e si alzava in strisce di un verde pallido quasi cinerino; più giù ancora nella conca bruna dello stagno, che si apriva e si allargava. Era in alto, lungo i lini bianchi, appena lavati e messi sulla fune; più in alto ancora, tra i ciuffi degli alberi, tremanti in ogni foglia." (pag. 18)




"Gli abeti nel dolce tepore trasudano resina; e si diffonde la fragranza di quel respiro, lontano: sola di nuovo canta la fonte, nell'infinita pace meridiana." (pag. 37)




"Il fiume guarda lontano, e già vede la fine del lungo viaggio; una striscia azzurra chiude la via, la rompe per sempre: il mare, il mare! (pag. 47)


(Giuseppe Fanciulli "Lisa-Betta" S.E.I. Torino)


Questo romanzo per ragazzi ottenne il Premio Viareggio 1932 (grande mefaglia d'oro del Ministero dell'educazione nazionale), S.E.I., Torino, 1932.



Immagine presa da qui




venerdì 24 febbraio 2012

Si sta facendo sempre più tardi





"Coloro che, nella storia dell'umanità, hanno capito e dimostrato qual è quel globulo che trasporta l'anima sono gli artisti e i mistici. 


Un artista sa che in uno dei suoi libri di mille pagine, per esempio la "Recherche" di Proust o la "Divina Commedia" di Dante, c'è una parola sola che è quel globulo, che trasporta la sua anima: e tutto il resto può essere buttato"


Antonio Tabucchi - Si sta facendo sempre più tardi - ed. Feltrinelli


Per chi non avesse  letto il libro, qui, sul sito de La Feltrinelli, c'è la scheda



giovedì 23 febbraio 2012

mercoledì 22 febbraio 2012

Ancora a proposito del Tempo




Da una pagina letta di recente su un libro di Penelope Lively:


"Non è il fatto di invecchiare, nè le passioni che si smorzano..." 


Ma l'età e invecchiare producono un'enorme confusione, rifletteva Stella. Una situazione anarchica, un mondo alla Lewis Carroll in cui, come Alice, non hai la minima idea di dove sei nè di chi sei.
(...)
La realtà è misteriosamente affine all'infanzia, che è un continuo presente. Si scivola da un giorno nell'altro, ma ci si porta appresso un carico di riferimenti che ci fa volare in ogni direzione, liberi nel tempo e nello spazio, allora e altrove e contemporaneamente ora e qui ..."


Appunti per uno studio del cuore umano di Penelope Lively - ed. Guanda.


E cosa ne pensa Charlies Schulz 




lunedì 20 febbraio 2012

Siamo tutti Pulcinella?


Siamo tutti Pulcinella?


"La maschera non si toglie, al più si alza" diceva Eduardo De Filippo


Ma il titolo trovato sul Corriere del 12 febbraio scorso è:


Un Carnevale senza Arlecchino 
Così spariscono le vecchie maschere 
(è un articolo di Armando Torno)


C'è un appello di Pupi Mazzucco, anima intramontabile del teatro dei burattini, già autore di Macario. È dedicato alle maschere storiche italiane. Stanno sparendo. Chi riconosce Gianduja di Torino o il Marchese di Genova? Per capire chi sia Meneghino di Milano o Stenterello di Firenze in troppi cercano la soluzione sul computer.
(...)
Resistono all'anonimato, forse perché si sono rifugiati nell'immaginario collettivo, Arlecchino e Pulcinella. Probabilmente devono la loro salvezza ai costumi politici attuali (sia chiaro: non solo italiani!). C'è sempre un'occasione per ricordarli. Ma la cultura popolare è in agonia; anzi, forse ha già tirato le cuoia. Conclusione? Non c'è più il Carnevale di una volta.


Le "nostre" maschere
                     
Eppure le maschere realizzarono, esasperando tendenze e desideri sino alla comicità, l'unico vero federalismo che abbia conosciuto il Belpaese: quello dei costumi. Siamo diversi nelle apparenze, ma ridiamo e godiamo alla stessa maniera. 


E ridere - lo sottolineava un filosofo come Henri Bergson - è utile per mettere sotto controllo i difetti. Le maschere delle tradizioni svolgevano questa funzione nell'intero Paese, raccogliendo lazzi e frizzi all'ombra di ogni campanile. Ma probabilmente anche la comicità ha cambiato natura, aiutata prima dalla televisione e poi dalla rete. E oggi si ride per motivi che sino a non molto tempo fa avrebbero fatto piangere.




Dove sono finite le nostre maschere? I negozi, giustamente, si adeguano alle richieste. Se nessuno desidera indossare le sembianze del bolognese Balanzone, con il suo latino maccheronico e le citazioni dotte e strampalate, ne fanno a meno. Offrono quelle strillate dai video del momento o le cinesi che, a prezzi stracciati, scimmiottano i tratti del capitano Schettino o di qualche signorina di larghe vedute morali che ha reso effervescenti le cronache politiche del precedente governo italiano. I loro profili si ritrovano nelle sfilate dei carri di Carnevale, organizzate solo per motivi turistici. Per ridere - ammettiamolo - la fantasia desidera faticare sempre meno. Forse è stanca. O demotivata.


Eppure la maschera - dal latino medievale mascha - è il finto volto che si indossava per liberarsi dalle convenzioni. Il Carnevale era il giorno in cui, scherzando, si potevano almeno proferire alcune verità. In tempi recenti questo travestimento del viso si è rivelato superfluo. 


Più o meno un secolo fa, al tempo di Luigi Pirandello, maschere veneziane come Pantalone o Colombina e tante altre cominciarono a ritirarsi lentamente incalzate da una dilagante "crisi dell'io". Sono rimaste ancora per decenni nei negozi, nei giorni di Carnevale, ma hanno smesso di riflettere la società che le aveva generate. L'uomo - notò proprio Pirandello - non può capire gli altri, meno che mai se stesso: ognuno vive portando - consapevolmente o no - appunto una maschera. Se la tiene fissa, ogni giorno dell'anno, e dietro essa si muovono innumerevoli personalità diverse e inconoscibili.


Arlecchino
L'appello di Pupi Mazzucco, raccolto dalle cronache de «Il Secolo XIX» di ieri, per rivalutare le tradizioni del Carnevale, è un atto eroico in un mondo dove contano soltanto bilanci e comunicazione. Pulcinella, che si inchina a destra e a sinistra, da oltre due millenni mostra l'indole del servo: per questo ha ancora spazio per esibirsi. (...)
Arlecchino, invece, pur avendo in tempi recenti interpreti quali Marcello Moretti o Ferruccio Soleri (quest'ultimo ne veste i panni da mezzo secolo), si è moltiplicato come i pezzi del suo abito. È finito dappertutto. Frequenta ancora il Carnevale? Per ora è presente anche nei laboratori.
(...)
Senza dimenticare che Arlecchino è un po' sciocco. E un po' demoniaco.


Armando Torno

E' lunedì. Aforismi!


Se dovessi ricominciare a vivere la mia vita, adotterei come regola quella di leggere della poesia e di ascoltare della musica almeno una volta alla settimana, poiché, forse le parti del mio cervello ora atrofizzate sarebbero mantenute attive dall'uso.
Carl Larlsson
Charles Darwin              








Chi si consegna alla natura non ha bisogno dell'inconoscibile, del soprannaturale, per poter provar rispetto; c'è soltanto un miracolo per lui, ed è che tutto su questa terra, incluse le massime fioriture della vita, si sia semplicemente formato senza miracoli nel senso convenzionale della parola.
Konrad Lorenz




Il guaito di un cucciolo preso a calci per malvagità è molto diverso dal pianto di un bambino?
Dino Buzzati

domenica 19 febbraio 2012

Un uomo che dice NO

Il 5 febbraio scorso è uscito un articolo di di Roberto Escobar, su il Sole 24 Ore, relativo a Albert Camus.
Purtroppo, non l'ho salvato al momento e ora non sono in grado di rintracciarlo.
Era un approfondimento che mi era piaciuto molto. Oggi, nel cercarlo, mi sono tuttavia imbattuta in questo altrettanto valido articolo.


Fonte: Albert Camus, l’uomo in rivolta | STAMPA LIBERA:

"Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no". E’ questo l’incipit dell’opera che ha segnato il definitivo distacco fra Albert Camus e Sartre. "L’uomo in rivolta" – edito per la prima volta da Gallimard, nel 1951 – è sicuramente il libro più attuale dello scrittore algerino.
Dal cartesiano “cogito ergo sum” – attraverso una feroce disanima dei processi storico-sociologici che portano l’Individuo a rivoltarsi contro l’ordine costituito, come contro Dio e i suoi feticci – Camus approda a "mi rivolto, dunque siamo"
Nell'esperienza assurda la sofferenza è individuale – scrive l’autore. – A principiare dal moto di rivolta, essa ha coscienza di essere collettiva, è avventura di tutti".


Albert Camus

Nato come continuazione de "Il mito di Sisifo", nell’opera "L’Homme révolté" Camus passa in rassegna tutti quegli uomini che, nel corso della Storia, hanno superato le soglie della rivolta individualista, trasformando – nel bene e nel male – la propria battaglia personale in una lotta di popolo: Louis Antoine de Saint-Just, Michail Bakunin, Max Stirner, Sergej Necaev, Vladimir Ilyich Lenin , Joseph Stalin, ma anche Ernst Junger, Adolf Hitler e Benito Mussolini. Su tutti, però, sovrasta il pensiero di Nietzsche, una presenza costante, fino all’ultimo capitolo.

La critica al totalitarismo sovietico – attuata da Camus – gli alienerà la simpatia di Sartre e dei suoi accoliti.
In anticipo sui tempi, l’autore algerino comprese che, benché le rivoluzioni, attuate nel corso del '900, partissero da una effettiva esigenza di cambiamento delle condizioni di schiavismo in cui versava gran parte dell’umanità, queste si trasformarono in un ulteriore sfruttamento dell’uomo sull'uomo.

"La manifestazione pseudo-rivoluzionaria – scrive Camus – possiede ora la sua formula: bisogna uccidere ogni libertà. Il cammino dell’unità passa allora per la totalità". Ecco qui riassunta la differenza fra rivolta e rivoluzione. E ancora: 

"Non appena la rivolta, dimentica delle sue generose origini, si lascia contaminare dal risentimento, nega la vita, corre alla distruzione e fa alzare la coorte ghignante di quei piccoli ribelli, seme di schiavi, che finiscono per offrirsi, oggi, su tutti i mercati d’Europa, a qualsiasi servitù".


Così come l’utopia marxista venne distorta e trasformata in mera lotta nichilistica per l’affermazione assoluta di sé, arrivando all’idolatria della figura del capo, parimenti, la lotta intrapresa dai movimenti fascisti europei portò ai medesimi risultati. Un ragionamento comprensibilissimo, se visto nella prospettiva camusiana della rivolta collettiva tesa al raggiungimento della liberazione, fisica e culturale, dell’Uomo.

Certamente, il procedere filosofico seguito da Camus, nell’analisi dei processi storici, è viziato dal retroterra culturale profondamente libertario dell’autore. Un libertarismo avulso tanto dalla rivolta nichilista di Stirner, quanto dal ribellismo jungeriano, benché, a tratti, si possano individuare diverse affinità.

sabato 18 febbraio 2012

La prudenza non è mai troppa


Sto ricevendo da questa mattina alcune mail da amici e blogger davvero gentili tutte quante contenenti lo stesso scritto, questo:






"Dire a tutti i contatti della tua lista, di non accettare il contatto peteivan@hotmail..com, non è un video di Bush. IN REALTA' si tratta di un hacker, formatta il computer, ti cancella i contatti e ti toglie la password alla posta elettronica.


ATTENZIONE, se i tuoi contatti lo accettano, pure tu lo prenderai, così invia il messaggio urgentemente a tutti.URGENTISSIMO!
PER FAVORE, INVIA QUESTO AVVISO A TUTTI I TUOI CONTATTI!!!


Nei prossimi giorni devi stare attento: Non aprire nessun messaggio con un allegato chiamato:
Invito, indipendentemente da chi te lo invia. E' un virus che BRUCIA tutto l'hard disk del computer.


Questo virus verrà da una persona conosciuta che ti aveva nei contatti. E' per questo che devi inviare questo messaggio ai tuoi contatti..
E' preferibile ricevere questo messaggio 25 volte che ricevere il virus e aprirlo. Se ricevi il messaggio chiamato:
Invito, anche se è inviato da un amico, non aprirlo e spegni subito il computer. E' il peggior virus annunciato dalla CNN.. 


'Un nuovo virus è stato scoperto recentemente ed è stato classificato da Microsoft come il virus più distruttivo che sia MAI esistito. Questo virus è stato scoperto ieri pomeriggio dalla Mc Afee e non c'è rimedio contro questa classe di virus. Questo virus distrugge semplicemente il Settore Zero dell'Hard Disk, dove le informazioni vitali della sua funzione vengono conservate.
INVIA QUESTA E-MAIL A CHI CONOSCI. COPIA QUESTO TESTO E INVIALO A TUTTI I TUOI AMICI.
RICORDA: SE LO INVII A LORO, BENEFICI TUTTI..


Devo aggiungere che, non essendo esperta di informatica, sono andata a cercare notizie su questo virus.


Leggendo alcuni siti, sembra sia una bufala che circola dal 1994.


Ne cito uno solo http://www.mvnetwork.it/le-bufale/il-solito-bufalo-virus.php


Ringrazio comunque tutti per avermelo segnalato.



Seconda comunicazione di servizio per togliere il CAPTCHA

Proseguo il post di ieri per sopperire ad alcune difficoltà nel togliere il verifica-parole:

Nella nuova interfaccia MANCA la possibilità di disattivare la funzione captcha che pure c'era prima.

Quindi,  prima tornare all'interfaccia classica e poi seguire il percorso bacheca-impostazioni-commenti e togliere il "No" nell'opzione "Mostra la verifica parole per i commenti".






L'immagine, presa dalla rete, non è molto definita, ma spero possa aiutare chi intende togliere  l'impossibile Verifica-parole.

venerdì 17 febbraio 2012

CUMUNICAZIONE DI SERVIZIO: la nuova verifica parol...

il linkazzo del skritore: CUMUNICAZIONE DI SERVIZIO: la nuova verifica parol...:


BASTAAAAA!!!! Cari Amici e Amiche: da tempo ero sul piede di guerra contro l’escrementizia “verifica parole”, che non solo era disagevole e antipatica per tutti, ma soprattutto rappresentava un ostacolo odioso e insormontabile per i naviganti ciechi o ipovedenti (che ESISTONO e se ne sono lamentati più volte: possibile che non basti un simile argomento??!!!!). Ma davanti alla nuova versione, schifosa e imbecille (la stupida e irriguardosa scritta “dimostra di non essere un robot” – ma come si permettono? – seguita da parola DOPPIA e spesso difficilissima da decifrare, roba da cavarsi gli occhi e perdere un quarto d’ora per ripetere l’operazione sei volte) PREGO IN GINOCCHIO TUTTI I MIEI AMICI BLOGGERS CHE ANCORA CE L’HANNO DI LEVARE QUESTA ORRENDA COSA!!!! Piuttosto, se siete sotto il tiro di bastardi vigliacchi trolls figli d’una troll, ricorrete alla MODERAZIONE, mentre per quanto riguarda lo spamming il nuovo sistema antispam mi sembra alquanto efficace (e comunque spalettare via uno stronzo di spammer – o lasciarlo anche lì, ché tanto non se li caga nessuno! – è sempre meglio che obbligare decine di nostri lettori e commentatori a sorbirsi un tale supplizio!

Vi prego altresì di far notare il disagio, OGNI VOLTA, laddove lo troviate in veste di commentatori, senza paura di sembrare rompiscatole. In realtà potreste fare un gradito piacere: spesso chi è blogger da poco tempo ce l’ha in automatico senza aver modo di saperlo, poiché quando commenti sul tuo stesso blog la stronzaccia cosa a te non appare!!

Come fare: una volta effettuato l’accesso, cliccare su OPZIONI BLOGGER (simbolo dell’ingranaggio in alto a destra) quindi selezionare dal menu a tendina VECCHIA INTERFACCIA DI BLOGGER, dopodiché andare su IMPOSTAZIONI, poi su COMMENTI, mettere la spunta NO all’opzione “Mostra la verifica parole per i commenti” e infine SALVARE il tutto.
Per queste ultime indicazioni, ringrazio l’amico LeNny di Sfrenzy Channel.

Partorito da Zio Scriba a 15:28 .



Anche sul blog di Kylie troverete espresso il medesimo disagio che è anche il mio, ovviamente.



Passate parola!!!

Settant'anni fa ...




Fonte: Gazzettino.it


Su Il Gazzettino.it  di ieri ho trovato un articolo su un film che in pochi credo, siamo riusciti a dimenticare:
Casablanca.
L'articolo è di Leonardo Jattarelli e inizia così:


"Settant’anni fa nasceva Casablanca. Ma è forse possibile datare il film capolavoro di Michael Curtiz con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman? L’attualità della trama ma soprattutto delle tematiche che riempiono la pellicola vincitrice di tre Oscar, rendono questo gioiello della cinematografia di tutti i tempi uno specchio fedele di come gira il mondo ancora oggi. 


C’è la guerra (il film viene girato nel ’42 mentre infuria il secondo conflitto mondiale) con l’espatriato americano Rick Blaine confinato in Marocco nella cosiddetta Francia non occupata governata dal regime di Vichy; c’è la clandestinità, dunque il bisogno impellente di tornare alla libertà, verso Lisbona e da lì negli Usa se solo si riuscisse ad avere una lettera di transito. 


C’è il razzismo, l’incubo della deportazione e ovviamente l’amore. 




La storia del Rick’s Cafè American di Casablanca, delle avventure e delle passioni che lo abitano diventa dunque un affresco eterno, come eterno è il motivo As Time Goes By. 


Per l’occasione abbiamo voluto che a guidarci in un racconto rievocazione dove ogni particolare risponde a verità spulciate in libri e documenti, sia Dooley Wilson, l’interprete di Sam. Casablanca e l’uomo nero; un pizzico di fantasia e la magia del cinema."


Consiglio di contnuare a leggere questo articolo che prosegue con le parole di Dooley Wilson, l’interprete di Sam, cliccando sul link sopra riportato



giovedì 16 febbraio 2012

Nella piazza di San Petronio










Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna,
e il colle sopra bianco di neve ride.


È l'ora soave che il sol morituro saluta
le torri e 'l tempio, divo Petronio, tuo;


le torri i cui merli tant'ala di secolo lambe,
e del solenne tempio la solitaria cima.


Il cielo in freddo fulgore adamàntino brilla;
e l'aër come velo d'argento giace


su 'l foro, lieve sfumando a torno le moli
che levò cupe il braccio clipeato de gli avi.


Su gli alti fastigi s'indugia il sole guardando
con un sorriso languido di vïola,


che ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone
par che risvegli l'anima de i secoli,


e un desio mesto pe 'l rigido aëre sveglia
di rossi maggi, di calde aulenti sere,


quando le donne gentili danzavano in piazza
e co' i re vinti i consoli tornavano.


Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema
un desiderio vano de la bellezza antica.


Giosuè Carducci  dalle Odi barbare (1877)


martedì 14 febbraio 2012

Legno e... follia




Fonte: Il Cambiamento 

Ho letto sul link postato sopra un articolo di di Laura Pavesi che mi ha lasciato davvero perplessa.
Ne cito alcune parti:


"Incredibile, ma vero: il legno proveniente da potature o sfalci di aree verdi urbane, quali giardini e parchi pubblici, aiuole e cimiteri, non può essere utilizzato né per le stufe a legna, né per gli impianti a biomasse, ma deve essere conferito alla discarica, come se fosse un rifiuto qualsiasi.


Ciò significa che, proprio in questi giorni nei quali mezza Italia è paralizzata dal maltempo e si rischia l’emergenza gas, i rami che si sono spezzati a causa del peso della neve e sono caduti per terra, non possono essere raccolti e bruciati nella stufa a legna o nel caminetto di casa.




Per la legislazione italiana, utilizzarli è un reato penale, punibile con la reclusione da tre mesi a un anno. Nonostante questo legno sia uguale a quello delle foreste e dei campi, per il nostro legislatore non è una “fonte energetica”, ma un “rifiuto urbano” che va raccolto e smaltito da chi di dovere, pena l’arresto.


Questa follia tutta italiana è stata resa nota in una conferenza stampa tenutasi la scorsa settimana a Firenze e organizzata da Amici della Terra, FIPER (Federazione Italiana di Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili) e Quadrifoglio S.p.A. (società che raccoglie e smaltisce i rifiuti dell’area fiorentina).


I relatori hanno rimarcato il fatto che il legno non è un rifiuto come gli altri, e che - da che mondo è mondo - non lo è mai stato. Ma lo stato italiano la pensa diversamente: il legno proveniente dagli alberi di parchi, giardini pubblici e cimiteri è considerato rifiuto, ai sensi dell’Art 256. del Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (“Attività di gestione di rifiuti non autorizzata”).
............... 


Il problema, quindi, è nazionale dal momento che, in tutti i comuni italiani, la potatura degli alberi delle strade e dei parchi urbani costituisce un enorme quantitativo di biomassa che nel 2012, è facile prevederlo, aumenterà notevolmente a causa dell’emergenza neve. Eppure, questo legname deve essere smaltito in discarica, costringendo la collettività a pagare elevati costi economici e ambientali e rinunciando, al tempo stesso, ad un’importante risorsa energetica."




Mi fermo qui, tutto l'articolo è leggibile sul giornale online citato.
Non so voi, ma a me sembra proprio una follia.....

lunedì 13 febbraio 2012

Le “valentine”

Fonte: Le “valentine” di San Valentino, ovvero un rito d’iniziazione (cruento) :: LoSchermo.it



Ecco una ipotetica e seriosa lettera immaginaria in cui la festa viene vista dagli occhi di un bambino il cui stile di scrittura, forse, vi farà pensare al personaggio di una celeberrima striscia fumettistica. Il tutto per prendere con leggerezza una data che alla fine niente dà e nulla toglie a ciò che già rientra nella quotidianità delle coppie. Continuate a leggere...

Caro amico di matita, 


domani qui da noi si festeggia San Valentino. Anche da te? Il giorno prima, cioè oggi, l’insegnante ci ha spiegato le origini della festa e abbiamo preparato una bella scatola piena di cuori nella quale mettere le nostre letterine che si chiamano “valentine”. 


San Valentino, ci ha detto la maestra, era un vescovo che morì decapitato nel 273 per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano. Pare però che questa festa sia nata 200 anni dopo la sua morte quando Papa Gelasio I decise di sostituire alla festività pagana della fertilità, in omaggio al dio Luperco, una ispirata al messaggio d'amore diffuso dall'opera di San Valentino. Per non sbagliare ti ho scritto tutto prendendolo dal dettato di oggi. Come potrai intuire molti di noi hanno fatto domande, per esempio: che cos’è una festività pagana? E la fertilità? La maestra ha tossicchiato molto e non c’è nulla come il tossicchiamento di un adulto per far nascere curiosità in un bambino. Perciò durante l’intervallo ci siamo nascosti sotto la cattedra e abbiamo cercato sul vocabolario le parole. Non è che ora la cosa si sia chiarita molto. Penso che i dizionari siano fatti per gente che già sa, oppure quello in classe è fallato. 


Il giorno di San Valentino ogni bambino scrive una letterina alla bambina che le piace di più e le bambine fanno lo stesso con i bambini. A fine giornata l’insegnante apre la scatola e distribuisce le valentine che sono di solito colorate e piene di cuoricini. Io quest’anno voglio finalmente scrivere alla ragazzina dai capelli rossi (quella di cui ti ho già parlato che mi piace tanto) e appena finita la lettera a te, mio caro amico di matita, ho già pronta una carta rosa e tanti pennarelli colorati. 


Ogni anno alcuni bambini ricevono molte valentine, altri poche, altri ancora nessuna. Io credo questo sia davvero triste, ma pare che gli adulti siano messi anche peggio e che non basti scrivere una letterina, avere qualcuno cui mandarla, fargliela recapitare in una bella scatola piena di cuori e aspettare che la legga. Però questa è una cosa che non trovi sul dizionario e la maestra tossicchia ogni volta che ne parla (deve essersi presa proprio una brutta bronchite…) e diventa tutta rossa (… con la febbre). 


Questa sera mio papà è tornato presto dal lavoro e, visto che sembrava proprio di buon umore, ho pensato di chiedere a lui. Papà mi ha ascoltato in silenzio e poi mi ha risposto che per lui la mamma è amore sacro, ma anche profano. La mamma pare aver gradito e credo che papà con questo si sia anche evitato di dover scrivere valentine o comprare regalini. Però non ne sono sicuro. Credo non lo sia neanche lui. Poi mi ha guardato come sa fare lui e ho capito che l’argomento era concluso. Ha un modo molto speciale di guardarti e prima di lavarmi i denti devo esercitarmi davanti allo specchio perché mi piacerebbe impararlo entro domani: metti che non ricevo neanche una valentina e che mi chiedono come mi sento… 




Dunque dicevo, crescendo il giorno di San Valentino è uguale, anzi anche peggio: gli adulti che hanno un altro adulto con cui festeggiare sono nervosi perché non sanno cosa regalare, o lo sanno ma si dimenticano la data e comprano la prima cosa che capita al ritorno dal lavoro, o hanno il regalo ma si sono scordati di prenotare il ristorante, o semplicemente non gli interessa nulla ma hanno il terrore delle conseguenze. Penso sia come quando vai a scuola e non hai studiato e sai che la maestra ti chiamerà alla cattedra e quando succede ci vai con la faccia da martire (come San Valentino) e aspetti solo che la tragedia finisca. 


Ci sono poi adulti che non hanno altri adulti cui recapitare una valentina e, anche se il 14 febbraio dell’anno prima ne avevano uno e la festa era stata uno strazio, la rimpiangono. Oppure hanno una persona che gli piace (come la bambina con i capelli rossi per me), ma questa persona non li considera, oppure li considera ma loro non lo sanno, oppure li considera un giorno sì e uno no e va a capire se il giorno di San Valentino sarà quello sì o quello no. 


Ad alcuni non interessa San Valentino, ma pare brutto che tutti lo festeggino e loro no. Altri ancora adoooorano San Valentino, ma non hanno con chi festeggiarlo (uno qualsiasi parrebbe andar bene comunque), oppure ce l’hanno ma il povero malcapitato è così oppresso da queste aspettative che per lui San Valentino andrebbe di nuovo decapitato (significa tagliare la testa). 


Fiorai, gioiellieri e pasticceri sembra però siano contenti comunque, ma non credo questo dipenda dall’amore sacro e neanche da quello profano. Deve essere un’altra divinità sicuramente… 


Insomma non ho ancora ben capito come funziona, ma credo che quando sarò grande e finalmente avrò il coraggio di parlare con la ragazzina dai capelli rossi, la prima cosa che le chiederò è cosa ne pensa di San Valentino, ma se poi glielo chiedo e lei invece voleva che io lo scoprissi da solo e si offende perché le ho rovinato la sorpresa?!? 


La vita è già così complicata…non potevamo farci bastare il Natale? 


Tuo Carlo Bruno 



Gli Aforismi del lunedì






Sette giorni fanno una settimana, quattro settimane diventano un mese e dodici mesi un anno. Se nella vita riesci a mettere insieme una serie di belle giornate, sei a cavallo.


Credo che la felicità sia data dalle piccole cose, quelle che contano solo per te e per chi ti vuole bene. Certo sono felice di essere arrivato a 90 anni in salute e circondato dalla mia famiglia.


Per vestirsi male non serve la moda, ma aiuta.


La salute del cervello una cosa a cui tengo molto. La vecchiaia è una brutta malattia che si può curare, ma non guarire. Se sei in salute può anche essere una bella stagione della vita, però dura poco.


Il saggio è un fanciullo che si duole di esser cresciuto.


La vecchiaia è il momento ideale per uscire dalla competizione, per smettere di cercare conflitti, per arrabbiarsi meno.


Quando leggo i giornali alla mattina mi arrabbio. E allora penso a Epicuro che diceva che per star sereni bisogna star lontani dalla prigione degli affari e della politica. Aveva proprio ragione.


La lettura è come l'amicizia: costa poco e ti da tantissimo.




Tutti questi aforismi sono di Ottavio Missoni
Tratti da qui 

sabato 11 febbraio 2012

Ancora da Il Giardino dei Finzi Contini




Scrivo ora il post che avrei voluto mettere domani, domenica.
Poi ho pensato alla neve, alla schermata blu e decido pertanto di scriverlo ora.


Nel breve brano sotto riportato è il protagonista Giorgio che parla di Micol e del loro rapporto mancato, benché lui fosse innamorato di lei.


 Il giardino dei Finzi Contini dal film omonimo 


"Lo intuiva benissimo: per me, non meno che per lei, più del possesso delle cose contava la memoria di esse, la memoria di fronte alla quale ogni possesso, in , non può apparire che delusivo, banale, insufficiente".


Giorgio Bassani, Il Giardino dei Finzi Contini - Ed.Mondatori, Milano 1991


Altri link di questo blog che riportano a Il giardino dei Finzi Contini:


http://estateincantata.blogspot.com/2009/02/il-giardino-dei-finzi-contini.html

http://estateincantata.blogspot.com/2009/02/un-padre.html

http://estateincantata.blogspot.com/2011/04/bologna-una-volta.html

11 febbraio, il mondo si mobilita contro l’ACTA


11 febbraio, il mondo si mobilita contro l’ACTA

Nella giornata di oggi vi saranno molteplici iniziative a livello internazionale (anche in Italia) per alzare il volume della protesta contro l'ACTA.


Leggi tutto: http://www.webnews.it/2012/02/11/11-febbraio-acta/#ixzz1m4mWLaOO e diffondiamo per favore!

Neuf lettres avec une dixième retenue


A mia figlia tempo fa, è stato regalato da un'amica, il libro di Marina Cvetaeva  dal titolo "Le notti fiorentine".


Cito una frase che mi ha colpito:


"Vivere vuol dire tagliare e infallibilmente sbagliare e poi rattoppare - e nulla tiene (e nulla ti appartiene, e non si tiene più a nulla...).
Ogni volta che cerco di vivere mi sento una misera sartina che non confezionerà mai niente di bello, che riesce soltanto a far guasti e ferirsi, e che lasciando all'improvviso tutto - forbici, pezze, rocchetto - si mette a cantare. Davanti a una finestra dietro la quale piove in eterno".


Marina Cvetaeva - Le notti fiorentine
Marina Cvetaeva con la figlia Adriana
Titolo originale: Neuf lettres avec une dixième retenue
Traduzione e cura di Serena Vitale
85 pagg., 10 € - Edizioni Voland 2011 (Sírin Classica)


Per approfondire, consiglio Wuz.it  




venerdì 10 febbraio 2012

Sedici tipi di fusa e ... altro


Ho avuto gatti solo da bambina. Quando ero piccola, in casa convivevano, più o meno ignorandosi, ma con rispetto, due gatti e un cane (Pucci)
Più avanti negli anni ho sempre scelto un cane. Un cane come amico. E tutti quelli che ho avuto lo sono stati. 
Ma è innegabile che il gatto abbia un fascino straordinario.  Leggo qui  sotto che non sono solo affascinanti, i gatti addirittura ci aiutano a ... vivere.


Fonte: Adozione amici 

CHE SE NE STIA stia acciambellato sul divano, sdraiato a pancia all’aria o pronto a schizzare come una saetta, il gatto, diceva il poeta Verrall Lucas, riesce sempre a essere la donna più attraente della stanza. Il suo magnetismo è noto dai tempi di Cleopatra, tanto da aver oscurato, nei secoli, le sue preziosissime doti di cacciatore.


Per non farci dimenticare che quel “micio” che da piccolo sembra un peluche è in realtà un carnivoro evolutissimo, cercatore infallibile e comunicatore raffinato (esistono 16 tipi di fusa, tutte dal significato diverso), il veterinario Alan Beck, direttore del Centro di ricerca sul rapporto uomo-animale della Purdue University (Usa), ha condotto uno studio per capire come sarebbe il mondo se di colpo tutti i graziosi felini sparissero.


Prospettiva solo apparentemente apocalittica, considerando che specie come il gatto delle sabbie o quello selvatico sono in via d’estinzione e che, in Paesi come il Belgio, presto anche quelli di razza europea scompariranno, avendo il governo promesso di sterilizzare entro il 2016 tutti i gatti presenti sul territorio nazionale.


E come sarebbe, allora, un mondo senza gatti? Stando ai dati raccolti da Beck, di gran lunga peggiore di quello in cui viviamo oggi. Infestato da topi e piccoli rettili, soprattutto nelle aree metropolitane. 


"I gatti sono fondamentali nel tenere sotto controllo la proliferazione di questi animali invasivi – spiega lo studioso – e possiamo dire che sì, gli uomini danno da mangiare ai gatti ma, senza di loro, non avrebbero loro stessi di che sfamarsi".


Un mondo privo dei  "pets" che amiamo coccolare sarebbe dunque certamente più ricco di roditori e malattie, "e più povero dal punto di vista umano – aggiunge Sonia Campa, consulente per il comportamento felino – perché i gatti, con la loro capacità di affezionarsi senza diventare dipendenti, ci fanno sentire amati, ed è dimostrato che stare in loro compagnia aumenta la nostra autostima".


L’etologa sottolinea che, a dispetto di queste conclusioni, il ruolo del gatto viene purtroppo spesso demonizzato, presentando il felino come un cacciatore che invece che aiutare danneggia, facendo incetta di uccellini e mettendo in alcuni casi i bastoni fra le ruote ai cacciatori. 


"La gente non sa – precisa la Campa – che i volatili non sono le prede preferite dei gatti. Loro prediligono topi, rettili, talpe. Animali infestanti e dannosi per l’uomo. Basta sapere questo per capire quanto il gatto sia utile per la nostra sopravvivenza. Per non parlare della sua funzione 'terapeutica' a livello psicologico".


Secondo uno studio pubblicato su Clinical & Experimental Allergy, stare a contatto con un gatto rafforza i bambini nel primo anno di vita contro le allergie, e secondo una ricerca uscita sul Journal of Personality and Social Psychology averne uno in casa aiuta a condurre una vita più felice e sana, perché i proprietari tendono a essere più estroversi e hanno meno paura di avvicinarsi ad altre persone.


Uno studio condotto nel 1997 in Gran Bretagna ha inoltre dimostrato che nel giro di appena sei mesi un gatto domestico uccide circa 9 animali fra topi, uccellini, serpenti e rane, il che significa che i circa 9 milioni di gatti presenti nel Regno Unito uccidono qualcosa come 200 milioni di animaletti selvatici l’anno. Senza considerare le prede “occulte”, che cioè non vengono consegnate al padrone come trofeo ma abbandonate chissà dove o divorate sul momento.


Un altro studio condotto in Nuova Zelanda nel 1979 ha poi riscontrato che, in una piccola isola dalla quale i gatti erano scomparsi completamente, il numero dei topi era quadruplicato nel giro di pochi anni
Una conseguenza, quella dell’aumento dei roditori, che generalmente produce effetti devastanti dal punto di vista ecologico. Uno fra tutti – osservato proprio nell’isoletta neozelandese – la diminuzione degli uccelli, le cui uova sono un pasto ghiottissimo per ratti e topolini (in questo caso, sull’isola, ad avere la peggio furono i gabbiani).


Se dunque i circa 220 milioni di gatti domestici viventi di colpo sparissero, cigni, anatre e gabbiani capitolerebbero a ruota, e probabilmente al loro posto aumenterebbero i predatori che, come il gatto, si nutrono di piccoli roditori, tipo volpi e lupi. Un mondo senza gatti sarebbe dunque un luogo inquietante, in cui i topi spadroneggiano inseguiti da grossi carnivori selvatici. 
Teniamoci dunque stretto quel felino sornione che ronfa sul divano: la sua apparente indolenza ci salverà.


Immagine presa dal web

giovedì 9 febbraio 2012

L'arte di perdere


L'arte di perdere




L’arte di perdere non è una disciplina dura
tante cose sembrano volersi perdere
che la loro perdita non è una sciagura.


Elisabeth Bishop
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta la tortura
delle chiavi di casa perse, delle ore spese male.
L’arte di perdere non è una disciplina dura.


Esercitati a perdere di più, senza paura:
luoghi, e nomi, e destinazioni di viaggio.
Nessuna di queste perdite sarà mai una sciagura.


Ho perso l’orologio di mia madre. Era
mia ed è svanita – ops! – l’ultima di tre case amate.
L’arte di perdere non è una disciplina dura.


Ho perso due vasti regni, due città amate,
due fiumi, un continente. Mi mancano,
ma non è mica un disastro averle perdute.


Nemmeno perdere te (la figura, la voce allegra
il gesto che amo) mi smentirà. È chiaro, ormai:
l’arte di perdere non è una disciplina dura,
benché possa sembrare (scrivilo!) una sciagura.


Elisabeth Bishop  
(trad. Marilena Renda) -   Ed.  Adelphi


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