martedì 30 ottobre 2012

Samhain, fine dell'estate


Quando si parla di Halloween, si pensa di solito a qualcosa di consumistico importato dall'America.
Ed è anche così, ma bisognerebbe andare oltre, nei millenni del passato, quando i popoli vivevano nella Natura e con la Natura.

Scrive Monica Casalini sul sito di Riflessioni:
“Ci troviamo nel Nord Europa dove il freddo invernale costituisce un nemico invisibile che ogni anno falcia via le vite di tante persone del nostro villaggio. Siamo alla fine di ottobre e il freddo pungente annuncia la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno: Samhain.Questa parola deriva dal gaelico antico "Sam Fuin" ovvero fine dell’estate.”

paesaggio autunnale



Samhain, Halloween, Ognissanti, viene da sempre definita come la notte più magica dell'Anno, dove la dimensione umana e divina sono particolarmente vicine.
Il Cielo e la Terra sono  percorsi da energie inimmaginabili , cosmiche.

Samhain è il seme che viene gettato nella terra, il principio di un grande, importante viaggio.
L'Anno magico inizia sotto il segno dello Scorpione, segno d'Acqua, esaltazione di Mercurio, il cui simbolismo si ricollega alla morte simbolica che precede la rinascita.

Infatti il seme sepolto sembra morire per dare vita a una nuova pianta.
Questo concetto di morte iniziatica è presente in tutte le tradizioni esoteriche, significa la necessità di spogliarsi  di determinate convinzioni troppo legate alla materia, di determinati preconcetti per dischiudersi ad una nuova vita più elevata e più spirituale  con "occhi nuovi"  come dicevano gli antichi maestri.

Il messaggio simbolico della Natura è dunque quello della necessità di scendere nell'inconscio, nel Regno delle Acque Primordiali, nel buio del Caos primitivo, per cercare quella Luce interiore che può vincere ogni tenebra.


samhain


 Con Samhain si getta il seme e, se l'inizio è buono, la pianta crescerà da sola, donando i frutti più preziosi che mai si possano immaginare.


zucche
vischio











Immagini prese dal web





lunedì 29 ottobre 2012

Ultimo lunedì di questo ottobre


Per cambiare un po', almeno per oggi, decido di citare, al posto dei tanti aforismi, ormai rituali, un brano del Dalai Lama


amore e compassione


"Di norma, la compassione e l'amore danno vita a un sentimento molto intimo, che è però essenzialmente attaccamento.

Finché l'altra persona ti appare bella e buona, l'amore perdura, ma non appena ti appare meno bella o meno buona, esso si trasforma completamente.

Anche se il tuo caro amico è sempre la stessa persona, ti sembra piuttosto un nemico e, invece dell'amore, provi ora ostilità.

Con il vero amore e la vera compassione, l'aspetto o il comportamento di un'altra persona non hanno conseguenze sul tuo atteggiamento.

La compassione reale deriva dal vedere le sofferenze di un altro: avverti un senso di responsabilità e vuoi fare qualcosa per lui."


Da: La via della tranquillità - 1998 - Dalai Lama - ed. Rizzoli (2000)

Immagine dal web


domenica 28 ottobre 2012

Segnalazione dell'ultima ora


Prendo spunto da un post sul blog Tentativi digitale di Marco, per mettere il link all'appello di Wikipedia

http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Bar/Discussioni/Ddl_diffamazione_2012_continuazione_della_discussione

dove trovo, fra le altre, queste parole:

"In queste ore il Senato italiano sta discutendo un disegno di legge in materia di diffamazione (DDL n. 3491) che, se approvato, potrebbe imporre a ogni sito web (ivi compresa Wikipedia) la rettifica o la cancellazione dei propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine o anche della propria privacy, e prevede la condanna penale e sanzioni pecuniarie fino a 100 000 euro in caso di mancata rimozione. Simili iniziative non sono nuove, ma stavolta la loro approvazione sembra imminente."

A domani! 

Le stagioni dei cinni


Giovedì scorso, girellando per Bologna, di mattina, sono passata vicino ad una edicola che, quando ancora abitavo in città, frequentavo spesso, per la varietà delle pubblicazioni.
Il chiosco è ancora giallo come lo ricordavo.
Ho girato intorno a tutte le vetrine e ho notato con piacere che la qualità non è diminuita.
Anzi, ho notato un libro che non ho potuto lasciare.
Ne riporto unn piccolo stralcio.

Dal Prologo

Claudio Bolognini


Al tempo dei cinni, i mesi scivolavano lentamente, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, ora dopo ora, persino i minuti duravano un’eternità e le stagioni, come d’incanto, recavano con sé una nuova meraviglia. Il primo giorno dell’anno era riservato agli auguri casa per casa. Era concesso unicamente ai maschi perché tutti dicevano che le femmine portavano sfortuna solo a vederle per strada. La notte più lunga era quella in attesa della Befana. […..]In genere appariva sul tetto della vecchia casa dei nonni.I nonni avevano l’orologio a cucù, con le catenelle di metallo e due pesi a forma di pigne.L’uccellino dell’orologio appariva e spariva tanto rapidamente, che nessuno riusciva mai ad osservarlo con attenzione. 
Erano gli anni in cui il tempo aveva il suo valore e ogni secondo veniva scandito da orologi autorevoli e chiassosi come la sveglia di metallo con il suo implacabile ticchettio. Quasi a rimarcare che il tempo deve essere assaporato lentamente, con giudizio.

Tutto era cadenzato dal lieve mutare della natura, gli unici orari rigidi erano quelli del pranzo e della cena, che un bambino saltava se aveva fatto il birichino finendo a letto senza mangiare per punizione.

Ma dietro l’angolo c’era sempre un nuovo e stupefacente gioco.
I giochi arrivavano all’improvviso.
Appariva il primo fucile a elastici? Ecco che di colpo ne sbucavano decine per poi scomparire all’arrivo di una nuova cerbottana, un tirino o un cariolino di legno. Quei giochi, una volta abbandonati, attendevano pazientemente l’anno successivo per ricomparire puntuali, come la neve a Natale o il solleone in agosto.
Con la bella stagione i mille giochi all’aperto, ritornavano con eccitata semplicità. Come sospinti da un medesimo richiamo, tutti si accingevano a fare gli stessi giochi…
La fine dell’estate era decretata dalle prime radiocronache di tutto il calcio minuto per minuto. L’inizio ufficiale dell’autunno, invece, era sancito dal primo giorno di scuola. Anche se il calendario gregoriano reclamava fin dal ventun settembre il suo diritto alla stagione autunnale, il primo d’ottobre, con l’apparire dei primi scolari, ufficializzava l’inizio dell’autunno.

Prima, infatti, era sempre e comunque estate perché estate stava a significare “vacanze scolastiche”.

Il grappolo d’uva si mangiava solo in autunno, le ciliegie solo a maggio e solo come premio. Le fragole si mangiavano unicamente a fine aprile e non tutto l’anno, ogni stagione portava con sé il suo esclusivo sapore.
……



Tratto da: Le stagioni dei cinni di Claudio Bolognini – Minerva Edizioni






sabato 27 ottobre 2012

HA HA HA - hi hi hi - Laff Box



Sul sito di Studio, Pietro Minto racconta la storia delle risate finte e di Charles Douglass, l’uomo che per primo nel 1953 inventò la macchina per crearle. 

Erano gli anni in cui la diffusione della televisione aveva cominciato a creare qualche imbarazzo agli autori di programmi comici: far ridere il pubblico era sempre stata una preoccupazione per qualunque attore comico, ma far ridere un pubblico che non si trovava nella platea davanti all’attore ma in milioni di case sparse per il paese era una sfida completamente nuova. 
La soluzione fu trovata da Charles Douglass e si chiamava Laff Box.

Charles Rolland Douglass faceva ridere  tutti. Sul serio. Non che fosse una persona particolarmente spassosa – se ne sa poco e quel poco non è esilarante – ma è a lui che dobbiamo molte delle risate che abbiamo fatto o sentito fare. 

Douglass, infatti, è l’inventore della Laff Box, lo strumento con cui per decenni i network televisivi hanno aggiunto risate e applausi registrati ai loro show. 

La tecnologia aveva l’obiettivo di risolvere un problema vecchio come il concetto di spettacolo: il rapporto tra palco e platea. Già ai tempi di Shakespeare le mancate risa e applausi del pubblico venivano sofferti da autori e produttori. Alcuni teatri londinesi utilizzavano degli “ scalda-pubblico” per guidare il pubblico tra i momenti divertenti come delle strane prefiche al contrario.

Durante il Novecento, i nuovi mass media resero tutto più complicato poiché il palco divenne lo studio radiotelevisivo e la platea si fece impalpabile e personale (uno schermo, un pubblico), diffusa su tutto il Paese e poi il mondo intero. Hai voglia a disseminare scalda-pubblico in ogni tinello della nazione. 

Serviva qualcos'altro  un’idea nuova. Il problema si poneva con intensità inedita nel caso della televisione, nuovo giocattolo mondiale che stava cambiando usi e costumi delle famiglie. 




Qui i programmi comici cominciarono a conoscere i famigerati “tempi televisivi” e a cozzare con il formato live. 

Il pubblico, infatti, spesso rideva troppo o troppo poco, scompostamente, costringendo gli attori a modificare il ritmo delle battute, ad assecondare il riso con qualche secondo di silenzio, allungando gli show e rovinando il ritmo narrativo. 

E poi gli errori: ogni nuova prova prevedeva la ripetizione delle stesse battute, che dopo qualche take consumavano la loro carica comica, strappando risate sempre più a denti stretti. Un dramma, quest’ultimo, soprattutto per gli autori che vedevano la battuta più forte dell’intera stagione “bruciata” da una risatina strappata con le tenaglie, e solo perché gli attori l’avevano dovuto provare molte volte.

Continua a leggere su Rivistastudio.com 


Fonte: Il Post del 26 ottobre scorso 

Immagine dal web


giovedì 25 ottobre 2012

Pensieri e ... Choosy




I politici antichi parlavano sempre di costumi e di virtù; i moderni non parlano d'altro che di commercio e di moneta.
Ed è gran ragione, soggiunge qualche studente di economia politica, o allievo delle gazzette in filosofia: perché le virtù e i buoni costumi non possono stare in piedi senza il fondamento dell'industria; la quale provvedendo alle necessità giornaliere, e rendendo agiato e sicuro il vivere a tutti gli ordini di persone, renderà stabili le virtù, e proprie dell'universale.
Molto bene. Intanto, in compagnia dell'industria, la bassezza dell'animo, la freddezza. l'egoismo, l'avarizia, la falsità e la perfidia mercantile, tutte le qualità e le passioni più depravatrici e più indegne dell'uomo incivilito, sono in vigore, e moltiplicano senza fine; ma le virtù si aspettano.

Giacomo Leopardi -  Pensieri, XLIV





Choosy sarai tu
il ministro del lavoro Elsa Fornero ha detto, "Hey ragazzi, non siate troppo "choosy" ... per il primo posto di lavoro non siate troppo esigenti, mi sa che dovrete accontentarvi" ...


mercoledì 24 ottobre 2012

Penultimo mercoledì di ottobre



I cumuli e i fagotti e i nastri e gli stracci diventano anni,  poi gli anni sono fuggiti. Di certo c’è una luce alle tue spalle, ma non è abbastanza forte per illuminare tutto quello che avresti voluto.

La luce sembra schermata o mascherata da un paralume invisibile.

Tanta parte di quello su cui contavi che sembrava costituire un solido muro di convinzioni, ora nelle notti brutte, o quando sei malata, o semplicemente stanca, non sembra più offrire un appoggio.

E’ in momenti come questi che non si riesce più a collegarci nel tempo.

Tutto ciò che saresti pronta a giurare che è veramente accaduto può essere ritrovato solo se si ha l’energia di scavare a fondo, e ciò fa dolere i piedi e la schiena, e talvolta si teme di trovare, oltre il bordo, il nulla.

Da “Una donna segreta” di Lillian Hellman – Ed. Riuniti – pag. 44

lunedì 22 ottobre 2012

Aforismi in giostra

giostra




  • L’imperialismo dell’economia abolisce le frontiere tra morale, politica ed economia. Il potere praticamente totalitario del consumismo convive perfettamente con il caos politico, sotto l’occhio delle telecamere di videosorveglianza.
        Serge Latouche

  • È curioso vedere che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono state prese per indizio di poco meriti
        Giacomo Leopardi


  • Non è la voce che comanda la storia: sono le orecchie.
       Italo Calvino


  • Pazienta per un poco: le calunnie non vivono a lungo. La verità è figlia del tempo: tra non molto essa apparirà per vendicare i tuoi torti.
        Immanuel Kant


  • Quelli che si amano e che sono nati gli uni per gli altri, si incontrano facilmente: le anime affini si salutano già da lontano. 
        Arthur Schopenhauer


domenica 21 ottobre 2012

Ottobre, domenica, poesia



Early-autunn


Ora il fuoco d’autunno brucia lento lungo i boschi,
e giorno dopo giorno le foglie cadono e s’impoltigliano
e notte dopo notte il vento minaccioso geme
nelle serrature e racconta di campi vuoti,
di montane solitudini, di ondate ampie e cupe.

Ora si sente la potenza della malinconia, più tenera nei suoi umori d’ogni gioia
Che elargisce l’indulgente estate.

William Allingham





sabato 20 ottobre 2012

Libera rete 2


In attesa di domenica, cioè domani, segnalo un link al post di Sari:



Libera rete 2
Riporto il link della pagina dove il direttore de La Stampa pubblica la lettera dove  i ministri Terzi e Passera esprimono la loro opinione sulla libertà nella rete.
Non commento, lascio fare a voi.
L'articolo, con un clic


Grazie Sari!

venerdì 19 ottobre 2012

Il senso “perduto” delle lacrime


ottobre



Venerdì di ottobre. Il cielo è grigio, un grigio uniforme, piacevole nel contrasto con gli alberi e le siepi ancora verdi. Ho visto nei giorni passati una persona che mi è cara, piangere. 
Ho intravvisto qualcosa dietro quelle lacrime, una specie di ritorno all’infanzia.  E, nell'abbraccio sentito, ho capito quanto sia  necessario fare uscire il pianto.

Penso a quello struggente poesia del Pascoli, che le maestre di una volta facevano imparare a memoria per Natale, e di cui ho sempre amato tutti i versi.

"...O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;

che non ancora si pensa al pane,
che non ancora si accende il fuoco:
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.

Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;

sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!
(Giovanni Pascoli)

Poi cerco qualcosa di cui ho un vago ricordo in Eugenio Borgna, nel suo libro “Le intermittenze del cuore”.

“Si può scrivere una storia delle lacrime?
La lacrima dice proprio ciò che non racconta, ciò che ancora non si dice. 
In un’eloquenza silenziosa, la lacrima si enuncia scomparendo, scorrendo”

Le lacrime sono le parole del silenzio e non ha senso analizzarle con la lama sottile e tagliente della ragione. Non si possono che accogliere nella loro leggerezza  e nella loro luminosa inconsistenza.

“Per darci la loro luce, per darci la loro leggerezza, per offrirci  il loro silenzio, si sono affidate all’oscurità, si sono sottomesse  alla gravità, si sono date ai sospiri …”

“Le lacrime esistono al di là della luce, al di là della pesantezza, e persino al di là del silenzio. E’ allora che piangiamo per davvero..
Da questa eloquenza silenziosa nasce una conversazione infinita”
[…]

Lacrime che rinascono e si inaridiscono nella vita di ciascuno di noi: sulla scia di emozioni fuggitive e impalpabili, strazianti e crudeli, nelle quali il passato rifluisce nel presente, rendendolo friabile e umbratile, inafferrabile e aperto, nonostante tutto, agli orizzonti di una indicibile espérance.

Da Le intermittenze del cuore di Eugenio Borgna – Universale Economica Feltrinelli.


Immagine dal web.



giovedì 18 ottobre 2012

Tienimi per mano




Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto...
Tienimi per mano... portami dove il tempo non esiste...
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano... nei giorni in cui mi sento disorientata...
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate...
Tienimi la mano, e stringila forte prima che l'insolente fato possa portarmi via da te...
Tienimi per mano e non lasciarmi andare... mai...

Hermann Hesse

mercoledì 17 ottobre 2012

L'italia è un paese meraviglioso

Avviso chi mi legge che tutte le vignette che seguiranno sono prese dal blog di Michele.
Non è un film di Frank Capra.












Hanno inventato un nuovo modo per dire:

nuove tasse, nuove stangate, aumenti vari, nuove 

fregature per i lavoratori

Queste parole non sono più di moda 

Troppo facili e questo non è bene, tra poco si va a 

votare

Ora si dice:  Legge di stabilità 

Le nuove fregature si chiamano così.




Mi auguro che Michele continuerà questa sua rubrica, che, con poche parole, e solo utilizzando vignette  di facile comprensione, ci fa un quadro amaramente veritiero di questo nostro paese, che un tempo è stato meraviglioso.


martedì 16 ottobre 2012

Gli onesti


Nella classifica dei paesi più corrotti UE siamo al quarto posto, dopo Bulgaria, Grecia e Romania. Ci rivorrebbe B. per salire sul podio.Trovato su Twitter

A questo aggiungo brani stralciati da un articolo di Rossella Guadagnini su Micromega


Italo Calvino

Mentre arriva in aula il ddl anti-corruzione e la società civile si mobilita per far sì che l’Italia si doti finalmente di una legge adeguata, ricordiamo l’apologo profetico di Calvino sul paese dei corrotti, scritto nel 1980.

Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti  di Italo Calvino*

C’era un paese che si reggeva sull'illecito  Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia.
[……]
Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. 
In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere.
Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri.
[…..]
Così tutte le forme d’illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano costoro onesti non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici né sociali né religiosi, che non avevano più corso), erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in malafede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sé (almeno quel potere che interessava agli altri); non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perché sapevano che il peggio è sempre più probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una contro società di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una contro società che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la contro società degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos'è. 

* da Repubblica, 15 marzo 1980 e in “Romanzi e racconti, volume terzo, Racconti e apologhi sparsi”, Meridiani, Mondadori

Fonte

lunedì 15 ottobre 2012

Aforismi ... spettinati


Stanislaw Jerzy Lec



  • È facilissimo trasformare le marionette in impiccati. Le corde ci sono già.

         Stanislaw Jerzy Lec



  • La Rivoluzione francese ha dimostrato che restano sconfitti coloro che perdono la testa.

        Stanislaw Jerzy Lec


  • Chi cerchi di educare e non di sfruttare, si tratti di un popolo o di un bambino, non gli parla facendo la vocina infantile.
        Nicolás Gómez Dávila

  • La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
       Franklin Delano Roosevelt


  • Ci saranno sempre degli esquimesi pronti a dettare le norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura.
         Stanislaw Jerzy Lec


Buon lunedì a tutti!!!

domenica 14 ottobre 2012

Domenica con Winnie the Pooh



Leggo un articolo pubblicato il 28 aprile scorso di Rina Zamarra su Winnie the Pooh
Mi colpisce che non abbia mai pensato a chi lo avesse inventato. Dopo, la mia meraviglia nasce dal sapere che sia stato un padre a costruire queste storie graziosissime, per il proprio figlio.
Solitamente le storie vengono tramandate o lette dalle donne, dalle madri.




La prima raccolta di storie per bambini con protagonista il dolce orsetto Winnie The Pooh viene pubblicata il 14 ottobre del 1926 grazie alla fantasia e alla vocazione paterna dello scrittore Alan Alexander Milne.

La comparsa di Winnie nel mondo della letteratura per ragazzi è dovuta al piacere di Milne nel raccontare le fiabe della buonanotte al figlio Cristopher. Lo scrittore non si accontenta, però, delle fiabe classiche, costruisce delle vere e proprie storie su misura per il figlio.

Il protagonista di questi racconti è un orsetto di pezza di Cristopher, battezzato inizialmente Edward, poi più confidenzialmente Teddy, e infine Winnie. 

Quest’ultimo nome appartiene a un cucciolo d’orso che ha conquistato il cuore di tanti bambini londinesi. 

Si tratta di un piccolo orsetto senza mamma che l’ufficiale veterinario Colebourn ha acquistato in Canada durante il primo conflitto mondiale.  Al termine poi della guerra lo ha donato allo zoo cittadino. L’orsetto viene battezzato inizialmente Winnipeg dal nome della città natale di Colebourn. Poi la dolcezza del suo carattere induce tutti a chiamarlo con il diminutivo Winnie.

Milne costruisce tutto un mondo di fantasia intorno al pupazzo Winnie, a cui attribuisce il secondo nome Pooh, mutuato da quello di un cigno che, ancora una volta, fa parte degli incontri del piccolo Cristopher. Nella sua raccolta lo scrittore attribuisce la scelta del secondo nome Pooh all’abitudine dell’orsetto di soffiar via ogni mosca che gli passa sotto il naso.


I personaggi che popolano il mondo di Winnie sono a loro volta ispirati ai giocattoli di Cristopher, e caratterizzati da qualità come la bontà d’animo, l’altruismo e la generosità. 

Ad accompagnare l’orsetto nelle sue avventure ci sono: 

il malinconico asinello Ih-Oh, la tigre appassionata di saltelli Tigro, il timido e dolce maialino rosa Pimpi, la mamma canguro Kanga, il piccolo canguro Roo allievo di salto di Tigro, il coniglio testardo e brontolone Tappo, il saggio gufo Uffa, e naturalmente Cristopher Robin. 

Tutti i simpatici personaggi vivono nel famoso Bosco dei 100 acri che in realtà è il giardino della casa dello scrittore. E Winnie in particolare alloggia su una vecchia quercia, trascorrendo le sue giornate a mangiare miele e comporre versi.

La raccolta viene pubblicata con le illustrazioni di Ernest H. Shepard che, per poter dare un volto ai personaggi, trascorre alcuni giorni in casa di Milne ad osservare i momenti di gioco del piccolo Cristopher.

Nel 1929, lo scrittore cede i diritti della sua creatura alla Walt Disney che lo trasforma in uno dei suoi maggiori successi.


Fonte   http://cultura.biografieonline.it/winnie-the-pooh/


sabato 13 ottobre 2012

Ci risiamo: torna l’ammazza-blog


Ci risiamo: torna l’ammazza-blog

Per favore, fate girare il più possible

Ci risiamo. Deve essere davvero irresistibile per alcuni Parlamentari italiani la tentazione di imbavagliare il web costringendo la blogosfera al silenzio.
Non si spiega diversamente perché, ciclicamente, in Parlamento faccia capolino l’idea liberticida di assoggettare tutti i “siti informatici” all’obbligo di rettifica previsto dalla vecchia legge sulla stampa.

48 ore per procedere alla rettifica a pena di una sanzione pecuniaria a quattro zeri per i gestori di tutti i siti informatici.

E’ questo il contenuto di una pioggia di emendamenti presentati al Disegno di Legge in materia di diffamazione che il Senato sta discutendo, in questi giorni, a ritmo serrato, sull’onda emotiva del caso Sallusti.

E’ tri-partisan l’ostinata volontà di imbavagliare la Rete o, almeno, l’ignoranza dell’impatto che il provvedimento avrà sull’informazione online: Caliendo, Mugnai e Mantovani i Senatori firmatari di emendamenti in tal senso per il Pdl, Casson e Maritati per il Pd e Mura e Mazzatorta per la Lega.
Nessuno sembra capace di resistere alla tentazione.

Neppure, a ben vedere, i primi firmatari del disegno di legge, Chiti e Gasparri che, dopo averlo depositato, ci hanno ripensato, ed oggi propongono di aggiungervi anche una disposizione volta proprio ad estendere l’obbligo di rettifica a tutti i “gestori di siti informatici di natura editoriale”.

Peccato che la specifica “natura editoriale”, significhi poco o nulla, complice una disciplina dell’editoria scritta male e “ritoccata” peggio, per effetto della quale, ogni sito informatico potrebbe considerarsi avente natura editoriale e, come tale, soggetto all’obbligo di rettifica.

Sembra un autentico paradosso: il Parlamento, lavorando ad un disegno di legge a difesa della libertà di informazione, minaccia – poco conta quanto consapevolmente – di massacrare le forme più moderne e penetranti di esercizio della libertà di informazione sul web.

E’ inutile ricordare che se venisse introdotto un obbligo di rettifica, entro 48 ore, per tutti i gestori di siti informatici, il giorno dopo centinaia di migliaia di cittadini, produttori di informazione online rinuncerebbero per non correre il rischio di incappare nelle pesanti sanzioni previste per l’ipotesi di inadempimento all’obbligo di rettifica o, peggio ancora, inizierebbero a rettificare le informazioni pubblicate a prescindere dalla fondatezza o infondatezza della richiesta.

E’, importante, sventare immediatamente questo nuovo gravissimo attacco alla libertà di informazione online come, sembra, si accingono a tentare di fare i Senatori Vita e Vimercati, presentando dei contro-emendamenti.

Si vota, in Commissione Giustizia, al Senato, Martedì. Fino ad allora, l’imperativo categorico è parlare della questione il più possibile perché, almeno, nessuno, il giorno dopo, in Parlamento, possa dire che non si era accorto di quanto stava per accadere.
Di bavagli al web, nel secolo della Rete, non vogliamo più sentir parlare.

Fate girare più possibile e salviamo la libertà d'informazione


Fonte: http://websulblog.blogspot.it/2012/10/ci-risiamo-torna-lammazza-blog.html



venerdì 12 ottobre 2012

Notti Notturne: Pier Paolo Pasolini

Di mio estrapolo solo questo piccolo brano:






“Le belle bandiere” "Noi ci troviamo alle origini di quella che sarà la più brutta epoca della storia dell’uomo: l’epoca dell’alienazione individuale e sociale. Questo per un fiorire estremo della tecnologia che sperpera ogni tradizione culturale. La corruzione sarà il male politico da difendersi". 

Parole dette 50 anni fa da Pier Paolo Pasolini e estrapolate dal posto di Matteo Tassinari, un post a cui metto il link perché per tutti noi che stiamo vivendo ora, è,
oso dire, obbligatorio o quanto meno, necessario

Notti Notturne: Pier Paolo Pasolini



mercoledì 10 ottobre 2012

Dalla finestra in Ottobre

Nel retro del mio giardino, spiccano con il loro rosso acceso, le foglie superiori dell'acero giapponese.

acero giapponese


Gli altri alberi, il tiglio, l'acero norvegese, il liquidambar sono ancora verdi, con rarissime eccezioni di giallo
e qualche foglia è già caduta sul prato.

Scrivevo nel 2009, sempre su questo blog, di questa stagione di mezzo che è per noi l'Autunno.


Nella Medicina Tradizionale Cinese si dice che all’estate, stagione di grande espansione dell’energia, del sole forte e della gioia, segua la stagione del richiamo, del rientro dell’energia: la stagione di mezzo, la quinta stagione (Indian summer, in Nord America).
Si dice anche che, per l’uomo, questo è il momento più critico dell’anno; ricondurre i soffi verso l’interno e verso il centro richiede
impegno e azione, richiede volontà: più naturale è, per l’uomo comune, muoversi e allargarsi, lasciarsi incantare e disperdersi
in ogni direzione.
Stagioni dalla finestra

“ I pensieri si attardano sui ricordi e, dolcemente, complice la natura, mi avvio all’interno, nel regno del mezzo e dell’azione, (medit-azione), ritrovando l’incommensurabile piacere della calma, del silenzio in quel Centro che è l’unico luogo dove non devo fare nessun sforzo per esistere, dove semplicemente sono - Uno.”

http://estateincantata.blogspot.it/2009/10/indian-summer.html

martedì 9 ottobre 2012

Attenzione! E' Bukowski


Auto-invitati

Va bene, mettimi le mutande al contrario, telefona in Cina,
fai volar via gli uccelli,
compra un quadro di una colomba rossa e ricordati
di Herbert Hoover.

Quel che cerco di dire è che sei delle ultime
otto sere abbiamo avuto ospiti, tutti autoinvitati,
e come dice mia moglie: "Non vogliamo farli restar male".

Sicché ci sediamo e li ascoltiamo, certuni famosi
e certuni mica tanto, certuni piuttosto svegli
e divertenti, certuni mica tanto
ma finisce tutto in chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera,
parole, parole, parole, un garbato mulinello di suoni
che rivela innanzi tutto solitudine: in un modo o nell'altro
chiedono tutti di essere accettati,
di essere ascoltati, e ciò è comprensibile,
ma io sono uno di quelli che preferirebbe
starsene tranquillo a casa con la moglie e i suoi sei gatti
(o di sopra da solo a fare niente).

L'impressione è che sia un egoista
e mi senta sminuito dalla gente
ma non ho l'impressione che loro
si sentano vuoti, ho l'impressione
che li diletti il movimento
delle loro bocche.

E quando se ne vanno quasi tutti accennano
a un'altra visitina.

Mia moglie è carina, li saluta con calore,
ha un cuore d'oro, così d'oro che quando, che so,
andiamo al ristorante e scegliamo un tavolo
lei prende il posto da cui si può "veder la gente"
e io quello da cui non è possibile.

D'accordo, sono un figlio del demonio;
l'intera umanità mi annoia e no, non è
paura, sebbene qualcosa in loro mi spaventi,
e non è invidia perché non voglio nulla
di ciò che loro vogliono, è solo che
in tutte quelle ore di
parole parole parole
non sento niente di davvero buono coraggioso o nobile,
e che valga un briciolo del tempo in cui mi hanno impallinato
le cervella.

Te lo ricordi quando avevi l'abitudine di buttarli fuori
dalla porta invece di fargli scaricar le batterie
sui tuoi divani,
quei tipi malinconici sempre a caccia di compagnia,
e ti vergogni di te stesso per esserti arreso
alle loro insane fesserie
ma altrimenti tua moglie direbbe:
"Pensi di essere forse l'unico essere umano
sulla terra?".

Vedete, ecco come il diavolo
mi acchiappa.
Perciò io ascolto e loro si sentiranno
realizzati.

Charles Bukowski

lunedì 8 ottobre 2012

Ancora aforismi per un lunedì d'ottobre




  • L'uomo arriva a diffidare della parola, pende da un sapere presunto. Il voto rimpiazza la discussione, la cabina elettorale il tavolino del caffè. Il cittadino si siede dinanzi allo schermo e tace.
        Ivan Illich


  • Non siamo fatti per stare da soli ma nemmeno per stare con chiunque.
       Massimo Bisotti


  • C'è un'ignoranza da analfabeti e un'ignoranza da dottori. 
        Michel de Montaigne


  • È sufficiente l'impatto di un verso per far esplodere i detriti che seppelliscono l'anima.
       Nicolás Gómez Dávila



  • Amare è sentire la pressione del corpo assente contro il nostro.
       Nicolás Gómez Dávila


domenica 7 ottobre 2012

Consiglio agli amici/amiche: leggete il link dal blog di Tonino

Per chi ama i funghi, o, come me, non li conosce, amandoli - consiglio il link sotto dal blog di Tonino.

Blog dove si imparano molte cose che i libri di testo non scrivono e dove si respira una sana e buona nostalgia di tempi passati.

Grazie a tutti e a Tonino!

Il blog di Tonino: Andar per funghi.. spugnole, finferli e porcini

venerdì 5 ottobre 2012

LAV - Caccia in deroga in Veneto: fermiamola.

LAV - Caccia in deroga in Veneto: fermiamola.


Firmiamo contro la legge per la caccia


Chiedo a tutti gli amici e a tutte le amiche di firmare, se lo ritengono giusto e di divulgare questo link alla LAV che sta raccogliendo firme.

Grazie a tutti!

giovedì 4 ottobre 2012

La magnolia


La magnolia che sta giusto nel mezzo
del giardino di casa nostra a Ferrara è proprio lei
la stessa che ritorna in pressoché tutti
i miei libri

Epitaffio di Giorgio Bassani

La piantammo nel ’39
pochi mesi dopo la promulgazione
delle leggi raziali con cerimonia
che riuscì a metà solenne e a metà comica
tutti quanti abbastanza allegri se Dio
vuole
in barba al noioso ebraismo
metastorico

Costretta fra quattro impervie pareti
piuttosto prossime crebbe
nera luminosa invadente
puntando decisa verso l’imminente
cielo
piena giorno e notte di bigi
passeri di bruni merli
guatati senza riposo giù da pregne
gatte nonché da mia
madre
anche essa spiante indefessa da dietro
il davanzale traboccante ognora
delle sue briciole

Gatto


Dritta dalla base al vertice come una spada
ormai fuoresce oltre i tetti circostanti ormai può guardare
la città da ogni parte e l’infinito
spazio verde che la circonda
ma adesso incerta lo so lo
vedo
d’un tratto espansa lassù sulla vetta d’un tratto debole
nel sole
come chi all’improvviso non sa raggiunto
che abbia il termine d’un viaggio lunghissimo
la strada da prendere che cosa
fare

Da "Epitaffio" di Giorgio Bassani, Mondadori, 1974

mercoledì 3 ottobre 2012

Separazioni, perdite, abbandono e infanzia


Ci sono sempre delle separazioni nel corso della prima infanzia. E possono provocare angoscia e dolore.
Ma gran parte delle normali separazioni, nel contesto di una relazione stabile e piena di cure verso il bambino, difficilmente lo lasceranno con delle cicatrici nel cervello. E anche le madri che lavorano possono instaurare con i loro figli un legame umano basato sull'amore e sulla fiducia.





Ma quando la separazione mette in pericolo quel primo attaccamento, è difficile sviluppare la fiducia.
E quando i nostri primi legami non danno affidamento, possiamo trasferire quella esperienza e le relative reazioni su ciò che ci aspettiamo dai nostri figli, dagli amici, dal coniuge, persino dal socio in affari.
[….]

Temendo la separazione, stabiliamo attaccamenti ansiosi e rabbiosi.
E spesso ci tiriamo addosso ciò di cui abbiamo paura

Alcune ricerche mostrano che le perdite nella prima infanzia si sensibilizzano verso le perdite che incontreremo in seguito..
E così, più in là nella vita, la nostra risposta a un lutto in famiglia, a un divorzio, alla perdita del lavoro, può essere una grave depressione – la risposta di quel bambino disperato, arrabbiato e impotente.


immagine di Susan Rios

L’angoscia è dolorosa. La depressione è dolorosa.  Potremmo così sviluppare strategie per difenderci dal dolore della separazione.

Il distacco emotivo è una di queste difese. Non possiamo perdere una persona cara se non ci è cara…

Un’altra difesa contro la perdita può essere il bisogno forzato di prendersi cura della gente. Invece di sentire dolore, aiutiamo coloro che soffrono.
Dando così sollievo al nostro vecchio, vecchissimo senso di impotenza, identificandoci con coloro di cui ci occupiamo.

Una terza difesa è un’autonomia prematura. Rivendichiamo la nostra indipendenza troppo prematuramente. Rivestiamo il bambino indifeso con la fragile armatura dell’adulto sicuro di sé.


Le perdite esaminate – queste separazioni premature della prima infanzia – possono alterare le nostre aspettative e le nostre risposte, possono alterare il modo in cui affronteremo le perdite inevitabili della nostra vita.
Immagine di Susan Rios

Nel suo straordinario romanzo di Marilynne Robinson, Housekeeping, la sua desolata eroina riflette sul potere della perdita, ricordando “quando mia madre mi lasciò sola ad aspettarla, e in instaurò in me  l’abitudine all'attesa e all'aspettativa  che rendono ogni momento più significativo proprio per ciò che non contiene”

Da “Distacchi” di Juduth Viorst – Ed. Sperling & Kupfer 2004 

Tutte le immagini di questo post sono di Susan Rios

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