venerdì 30 novembre 2012

Rien à faire

Lui è il tecnico che sto aspettando :)



Lo so, ormai non è una novità, ma il mio computer non funziona più da giorni.

Vi sto salutando da questo di mio marito. Domattina torna il tecnico e spero che risolva.

Nel frattempo auguro a tutti un buon fine settimana!
Lara


lunedì 26 novembre 2012

Aforismi in saldo

aforismi in saldo



  • Il progresso importuna la natura e dice di averla conquistata. Ha scoperto morale e macchine per portar via la natura alla natura e all'uomo; e si sente al sicuro in una costruzione del mondo tenuta insieme dall'isterismo e dai comfort.

        Karl Kraus

  • Difenditi seguendo le svolte naturali delle cose e non interferire. Ricorda di non importi mai contro la natura e di non metterti mai direttamente in contrasto con qualsiasi problema: scegli piuttosto di controllarlo, armonizzandoti con esso.
        Bruce Lee

  • Se un giorno vedessi anche UNA SOLA persona che fa o dice qualcosa di insolito, mi aiuterebbe a tirare avanti. Invece sono stantii, grigi. Non c'è slancio. Occhi, orecchie, gambe, voci ma... niente. Rinchiusi dentro se stessi, si prendono in giro, fingendo di essere vivi.
        Charles Bukowski

  • Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. A loro non si è svelata la bellezza della vita.
       Boris Pasternak


  • Bisogna guardarsi bene dal concepire un'opinione molto buona delle persone di nuova conoscenza; altrimenti nella maggior parte dei casi si rimarrà delusi con proprio scorno o magari danno.
     William Shakespeare


venerdì 23 novembre 2012

Associazioni in un pomeriggio di novembre



Il giardino dei Finzi Contini
Ferrara


- Ma sì, ma sì - esclamò - e nel senso che anch'io, come lei non disponevo di quel gusto istintivo delle cose che caratterizza la gente normale. Lo intuiva benissimo: per me, non meno che per lei, più del possesso delle cose contava la memoria di esse, la memoria di fronte alla quale ogni possesso, in sé, non può apparire che delusivo, banale, insufficiente.

Come mi capiva!  La mia ansia che il presente diventasse subito passato, perché potessi  amarlo e vagheggiarlo a mio agio, era anche sua, tale e quale.

Era il nostro vizio, questo: d'andare avanti con la testa voltata all'indietro. Non era così?

Era così - non potei fare a meno di riconoscere dentro me stesso -, era proprio così.
L'avevo abbracciata soltanto un'ora prima. E già, come sempre, tutto era tornato a essere irreale, favoloso: un evento da non crederci, o da averne paura.


Da Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani - Einaudi 1962 - pag. 224



Per una musica

infanzia


Per una musica


Non so più dove né quando
lasciai il bambino che ero
né se quel giorno fui
più infelice o contento.

Di quel bambino lontano
porto l’attesa eccessiva.

Né più m’è dato vederlo,
ma ne odo il riso e il richiamo
se un altro giorno saluto,
se a un altro giorno m’avvio.

Elio Pecora

Dal Portale di Rai Edu - Letteratura

Immagine dal web


giovedì 22 novembre 2012

Passione e amori paralleli



Leggo un articolo di Fiammetta Scharf su WellMe, datato 19 novembre 2012.
Credo che contenga alcuni punti di riflessione giusti.
E così lo ripropongo qui.

Avere due relazioni, una ufficiale e una nascosta, due lavori, uno ufficiale e un hobby importante, migliaia di amici tra cui dividersi. Andare ad un concerto, poi ad un reading e infine a un aperitivo, tutto nella stessa serata.

Fare mille sport, frequentare gli ambienti più disparati e vari, avere perennemente qualcosa da fare. Essere con una persona e pensare a qualcun altro, fantasticare sull'uomo ideale - diverso da quello con cui stiamo -, sognare l'amore segreto durante il sesso.

Sono tutti modi, di variabile grado morale, di rifuggire da un impegno che viene vissuto come totalizzante. La pratica della fuga parziale - o dell'impegno dalla percentuale mutevole (50%?, 60%?, 72,5%? 81,3%?) è diffusa in molti campi, ma trova la sua espressione più cospicua nelle relazioni.

E' il modo frammentario e discontinuo di stare al mondo, che esige la dispersione e che obbliga alla fretta.

E' come se si volesse tenere costantemente aperto un percorso alternativo, un piano di riserva, che ci permetta di evitare una scelta radicale e completa

Coloro che vivono in questo modo raccontano, prima di tutto a se stessi, di non essere convinti pienamente di ciò che stanno facendo ma di non potere, perché impossibilitati da misteriose forze interne quali il senso di colpa o la terribile bugia del non voler ferire gli altri, abbandonare una persona/storia/lavoro. Anche quando la non convincente relazione va avanti da dieci anni o quando la loro passione artistica, che tanto non potrà mai essere il sostentamento, sta iniziando a dare i propri frutti.

Vivere sempre a metà, avendo a disposizione una "seconda scelta", è dannoso per noi stessi e per gli altri. Ci impedisce di fare esperienze forti, perché mantenere una seconda storia, quella di riserva, ci preserva dal confronto con le conseguenze delle nostre azioni.

Si intraprende una relazione nuova ma si impongono mille distanze, evitando di entrare realmente nel rapporto e trattenendo sentimenti e dimostrazioni di affetto. Oppure, si coltiva un'altra relazione parallela, con un amante reale o anche solo immaginario. La parzialità è il modo migliore per far naufragare una relazione. Vuol dire impoverire ogni giorno il rapporto, togliendo il nutrimento che solo un'attenzione esclusiva può dare.

Spesso, coloro che sono coinvolti in amori paralleli riferiscono di non poter fare una scelta, perché rinunciare a una delle due situazioni li priverebbe di qualcosa di importante. Ma coltivare due relazioni è già una scelta precisa ed è una dimostrazione della mancanza di amore, per se stessi e per gli altri.

donna con cane


Vuol dire decidere deliberatamente di non dare fiducia e una possibilità concreta a nessuno dei due partner, così da proteggersi da eventuali ferite. Molte volte, infatti, a spingere al duplice rapporto è la paura di restare da soli o di soffrire per amore.
Ma anche stare in un'unica relazione, vivendola in modo da non farsi coinvolgere mai completamente, è quanto di più umiliante e mortifero si possa propinare ad un altro essere umano. La persona che dovrebbe amarci ci toglie ogni giorno sicurezza e fiducia, con i suoi dubbi e i rifiuti che ogni cuore innamorato percepisce con chiarezza. La continua sottrazione porta al logoramento e alla rottura, che magari avviene dopo anni sprecati ad inseguire ciò che non c'è mai stato.
Proteggersi dalle ferite dell'abbandono sembra la soluzione migliore, specialmente per le anime sensibili. Così, si finisce per allontanarsi dai propri sentimenti, in modo da non rischiare più quel dolore così intenso e difficile da sopportare. Si chiude il proprio cuore, si vive a metà o in modo tiepido, si rifugge dalla passione che arriva a scaldarci la vita e a sconvolgerci il quotidiano.

In questo modo, però, ci si lascia guidare dalla paura e si finisce per evitare di vivere l'unica esperienza in grado di scaldarci il cuore: l'amore. Che quando è vissuto con pienezza e senza timori può dar vita alle più grandi opere, può salvare esistenze in bilico e far ritornare alla luce ciò che era sepolto e privo di gioia.



Fonte: WellMe.it

Immagine dalla rete

mercoledì 21 novembre 2012

Oggi, Festa dell’Albero



Gli alberi, comparsi sulla Terra circa 300 milioni di anni fa, costituiscono un elemento indispensabile dell’ecosistema, per il ciclo della vita, per l’equilibrio climatico e per la sopravvivenza delle specie. 

Circa 10 mila anni fa, finita l’ultima glaciazione, l’Italia era abitata da non più di 30-35 mila persone e, il bosco ricopriva quasi l’intera penisola. 

Con l’aumento della popolazione e il fiorire della pastorizia e dell’agricoltura, iniziò in modo sistematico l’uso del legno e la conseguente diminuzione del patrimonio boschivo. Ad esempio per costruire le fondamenta di Venezia sono stati impiegati dai 10 ai 12 milioni di pali di legno provenienti dai boschi della Pianura Padana e delle Alpi.

Ma l’albero è anche fonte di alimentazione, favorisce le scoperte mediche, ha ispirato l’arte, la religione, il mito. Molte sono le rappresentazioni legate all’albero, infatti, è il luogo dove si celebravano giuramenti, feste, riti e avvenimenti storici.
Presso i Greci e gli antichi popoli orientali era diffusa l'usanza di celebrare feste in occasione della piantagione di alberi. 

I romani precorsero l'odierna "Festa dell'Albero", questi erano tutelati e conservati anche per motivi legati alla religione ed era consuetudine consacrare i boschi al culto delle divinità dell'epoca.

La più grande festa in epoca romana era la "Festa Lucaria" che cadeva il 19 luglio, nel corso della quale, oltre ai riti propiziatori si festeggiavano gli alberi impiantati nei mesi precedenti. 

Anche nei secoli seguenti l’albero, oltre alle sue valenze simboliche, e fu spesso soggetto artistico, letterario e di realizzazioni, molto diffusa in Italia, di ville, giardini storici e orti botanici, dove l’albero spesso l’attore principale. 

In epoca moderna si è affermata negli Stati Uniti, una celebrazione per gli alberi, in conseguenza di gravi disastri naturali dovuti principalmente ai grandi disboscamenti che interessarono quei territori. 

Nel 1872, il Governatore dello Stato del Nebraska, Sterling Morton, decise di dedicare un giorno all'anno alla piantagione di alberi, fu chiamato Arbor day

In Europa si diffuse negli anni successivi e, in Italia la prima "Festa dell'albero" fu celebrata nel 1898 per iniziativa dal Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli. In seguito fu istituzionalizzata con la “legge forestale” nel 1923.

Nel 1951 il Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste stabiliva che la "Festa degli alberi" si dovesse svolgere il 21 Novembre di ogni anno, con possibilità di differire tale data al 21 marzo nei comuni di alta montagna.

La celebrazione si è svolta con rilevanza nazionale fino al 1979, poi è stata delegata alle Regioni che hanno provveduto a organizzare gli eventi celebrativi a livello locale

Fonte  minambiente.it

Pian d'Avena


La Giornata dell’Albero vuole rappresentare pertanto un'occasione per richiamare l’attenzione di tutti, in particolare dei più giovani, sull'importanza dei boschi e delle foreste, sul loro ruolo fondamentale di polmone verde della Terra.



Domani si celebra anche la 18esima edizione della Festa dell'Albero di Legambiente, campagna dedicata alla valorizzazione del verde urbano. La campagna di Legambiente coinvolgerà cittadini, studenti e amministrazioni locali nella piantumazione di alberi all’interno delle scuole, nei parchi pubblici e nelle aree degradate della città.
(Notizia ripresa da Il Cambiamento)


martedì 20 novembre 2012

Mikko Hypponen

Ho trovato questo video  sottotitolato in italiano in cui Mikko Hypponen parla dei virus.
Ecco il link su cui cliccare

http://on.ted.com/Hypponen


Mikko Hyppönen Hermanni, nato nel 1969 in Finlandia, è un esperto di sicurezza informatica e giornalista.



Mikko Hypponen

sabato 17 novembre 2012

Catherine Dunne e il bullismo

cyberbullismo
Da abcfamily.go.com


E' uscito da poco il libro "Quel che ora sappiamo" di Catherine Dunne-
Tratta un tema che mi sta particolarmente a cuore, il bullismo (in questo caso si dovrebbe definire 'cyberbullismo') e qui ripropongo l'intervista fatta alla scrittrice e da me letta su La Stampa.

"Avevo in testa l’immagine di questo bambino in bicicletta che corre disperato. Come se gli fosse successo qualcosa di tremendo. Il libro è nato così". 

Dublino, nel salone dello Shelbourne Hotel, Catherine Dunne ordina una tazza di caffè. Il suo ultimo lavoro Quel che ora sappiamo (pubblicato da Guanda) tiene dentro molte cose. Ma due sopra le altre: la famiglia, con le sue relazioni complicate e imprescindibili, e poi i figli. La loro fragilità. Come li salviamo quando il mondo li va a cercare con cattiveria? Come capiamo quando stanno male? Nemmeno una mamma psicologa può avere le chiavi della loro anima. Anzi, per lei la sconfitta rischia di essere doppia. Ancora più dolorosa.  

Di fianco alla Dunne, una donna cortese, rapida, con orecchini di perle e occhi molto chiari che nel nostro Paese ha venduto un milione di copie ....... c’è un giornale ancora piegato. Racconta del suicidio della quindicenne Clara Pugsley in Irlanda e di quello della sua coetanea canadese Amanda Todd. Sono stati i bulli della rete a spingerle a togliersi la vita. Clara l’ha scritto in una lettera. Amanda l’ha detto in un video. "Mi hanno dato la caccia per anni. Mi sono ridotta a bere e a drogarmi. Ora non ce la faccio più". Si è impiccata. Distrutta da coetanei feroci che si nascondono dietro una tastiera. "Certi ragazzi stringono tra le mani una pistola carica. E la puntano alla tempia degli altri senza neppure accorgersene". 

Signora Dunne, quando ha scoperto i cyber-bullies?  
- La prima volta che ne ho sentito parlare è stato per il caso di una ragazzina americana. Si era impiccata anche lei. Sono rimasta scioccata. Poi vicende analoghe hanno cominciato a riempire le pagine dei giornali irlandesi. Il disagio è diventato profondo -. 

Come ha reagito?  
- Ho fatto ricerche. Ho scoperto un livello di depravazione e di cattiveria spaventoso. Ho insegnato a scuola per diciassette anni. I ragazzi mi interessano. So quanto è importante per loro far parte del gruppo. Ovvio che la cosa mi abbia colpito-. 

Chi sono i più deboli?  
- I ragazzi artisti. Come Daniel nel mio libro. La persecuzione li umilia. E le ferite che si aprono sono tremende-. 

Non basta l’amore della famiglia a salvarli?  
- Spesso no. I ragazzi tendono a tagliare fuori i genitori. Hanno paura che soffrano anche loro. Li proteggono. Vogliono cavarsela da soli. E sono convinti che papà e mamma non possano capire -. 

Che differenza c’è tra il bullismo di ieri e quello di oggi?  
- Internet. Una volta il bullo magari ti picchiava. Ma poi andavi a casa e ti sentivi protetto. Oggi ti inseguono con gli SMS, su Facebook, sullo smart phone. Non c’è mai tregua-. 

Perché questa cattiveria?  
- I bulli del mio libro, i J, hanno 14 anni. E lo fanno per il potere. Jason, il più duro, ha imparato a usare il computer in California. Sa come manipolarlo. E si sente il re del castello. La paura è il più potente mezzo di controllo-.  

Non si può essere leader semplicemente grazie alla personalità?  
-Si, ma bisogna averla. Il carisma è figlio del talento. E il talento, a differenza della cattiveria, non te lo puoi dare-.  

Un genitore che strumenti ha per comprendere i figli?  
- Pochi. I ragazzi, come gli adulti, sono persone diverse a seconda di chi hanno davanti. Noi conosciamo di loro solo delle parti. E la loro sofferenza in genere ci coglie di sorpresa-. 

Non c’è speranza?  
- Certo che c’è. Forse non possiamo intuire ogni cosa. Ma possiamo chiedere. E chiarire che un adulto che ama può sopportare tutto-. 


Fonte dell'intervista: Andrea Malaguti su La Stampa cultura



giovedì 15 novembre 2012

Quattro anni di blog e ancora domande...



Che cos'è l'io?


Che cos'è l'io?



Un uomo che si mette alla finestra per vedere i passanti, se io passo di là, posso dire che si è messo là per vedere me? 

No, perché egli non pensa a me in particolare; ma colui che ama qualcuno a causa della sua bellezza, lo ama? 

No, perché il vaiolo, che ucciderà la bellezza senza uccidere la persona, non gliela farà più amare.

Ma se mi amano per la mia intelligenza, per la mia memoria, amano davvero me? 

No, perché posso perdere queste qualità senza perdere me stesso. 

Dov'è dunque questo io, se non si trova nel corpo e neppure nell'anima? E come amare il corpo o l'anima, se non per queste qualità, che non sono ciò di cui è fatto l'io, dal momento che sono caduche? Si può amare la sostanza dell'anima di una persona in modo astratto, indipendentemente dalle sue qualità? Non è possibile e non sarebbe giusto. Non amiamo dunque mai nessuno, ma solo le sue qualità.

Non prendiamoci più gioco dunque di quelli che si fanno onorare a causa di cariche e di uffici, perché non si ama nessuno se non per qualità prese a prestito.


Blaise PascalPensieri - Edizione Garzanti, Milano, 2002

 

mercoledì 14 novembre 2012

Non è un po' strano, questo clima?





Pioveva anche quando ero bambina, eppure...


Un clima sempre più instabile sembra accentuare i problemi dei paesi che ne subiscono i capricci

La pioggia battente spazza via i travestimenti e mette a nudo i problemi. Così in Italia avviene che le prime piogge della stagione rendono evidente il pessimo stato di salute del nostro suolo, ormai incapace di assorbire precipitazioni sempre più scroscianti e copiose. E negli Usa l’uragano Sandy sottolinea le ingiustizie sociali di un paese in cui tutto deve essere acquistato, persino la propria salvezza.

Sull’Italia piove in modo sempre più fitto. Nell’arco di poche ore si è riversata sulla penisola una quantità d’acqua che, in altri tempi, si sarebbe spalmata nell’arco di un mese. D’altra parte sono sempre meno le superfici in grado di assorbire l’acqua piovana, soprattutto nei centri abitati, per via della costante cementificazione del suolo (si stima che in Italia si perda un metro quadro di terreno agricolo al secondo). L’effetto incrociato di questi due fattori determina un rischio idrogeologico che cresce di anno in anno e che, secondo l’ultimo rapporto “Ecosistema Rischio” redatto da Legambiente assieme alla Protezione Civile, interessa ormai intere regioni del paese.

L’acqua scivola lungo i pendii asfaltati, non trova via di fuga nei tombini intasati dalle foglie autunnali e forma veri e propri torrenti, che allagano le vie della città, bloccano il traffico, causano frane e smottamenti. In Toscana e Liguria, le regioni più colpite dal maltempo nello scorso fine settimana, il disastro era annunciato.

Le due regioni sono fra le peggiori: il 98 per cento dei comuni toscani, 280 in totale, ed il 99 di quelli liguri, 232, sono a rischio idrogeologico. Significa che in caso di forti precipitazioni, come quelle avvenute durante il fine settimana alluvioni e inondazioni sono praticamente inevitabili. In Liguria è a rischio tutta la fascia costiera, che occupa una frazione minima del territorio della regione (il 5 per cento) ma ospita il 90 per cento della popolazione. In Toscana 680mila persone sono quotidianamente esposte al pericolo di frane e alluvioni.

pioggia



Secondo Legambiente sono 6.633 i comuni italiani in pericolo per la fragilità del suolo

Al resto della penisola non va poi così meglio. Secondo Legambiente sono 6.633 i comuni italiani in pericolo per la fragilità del suolo. 8 comuni su 10. L'82 per cento delle amministrazioni ha a che fare con questo problema e in ben 5 regioni la minaccia riguarda il 100 per cento del territorio: Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d'Aosta. Oltre 5 milioni di persone sono in pericolo in tutta Italia.

Il clima impazzito mette a nudo tutte le miserie del genere umano. il cambiamento climatico è una enorme lente d’ingrandimento , che ingigantisce i problemi, li rende più visibili e più pericolosi. Diventa così evidente, d’un tratto, tutto il potenziale distruttore della cementificazione selvaggia, vera e propria piaga italiana, concentrato di tutti i mali della nostra nazione (mafia, politica collusa, cattiva urbanistica, disinteresse per l’ambiente).

Altrove le violenze del meteo mettono in luce e amplificano i paradossi e le ingiustizie di un modello sociale in cui ogni aspetto della vita è ormai stato privatizzato e impostato secondo le leggi del mercato. Parliamo degli Usa e dell’uragano Sandy. Qui addirittura il violento ciclone che ha causato 98 morti è stato l’occasione per molti “capitalisti dei disastri” (secondo la definizione fornita dalla giornalista canadese Naomi Klein) per sperimentare nuove strategie e spingere ancora un poco oltre l’asticella delle ingiustizie dettate dalle politiche neoliberiste.

“Si devono affrontare le due crisi gemelle di disuguaglianza e cambiamento climatico, allo stesso tempo”, ha affermato la Klein in un recente articolo. Ma per adesso più che dirigersi verso una soluzione collettiva i due problemi sembrano alimentarsi l’un l’altro. Solo alcuni esempi, riportati dalla stessa Klein.

Con gli echi dell’uragano che ancora si udivano per New York, Iain Murray del Competitive Enterprise Institute ha già trovato la causa della lentezza dei futuri lavori di ricostruzione: se la ricostruzione andrà a rilento la colpa sarà delle leggi "a favore dei sindacati" come il Davis-Bacon Act, che prevede che i lavoratori occupati in opere pubbliche non vengano pagati con il salario minimo, ma con il salario prevalente nella regione. E la miseria che verrà a cosa è dovuta? Semplice, per Murray alla “resistenza dei newyorkesi a comprare negli ipermercati come Walmart”.

Uragani e disastri, piogge e alluvioni potrebbero anche essere occasione per un cambiamento collettivo

E che dire dei progetti di ricostruzione? Secondo Frank Rapoport, un avvocato che rappresenta diversi importanti costruttori statunitensi, ha affermato lo stesso giorno che questi dovrebbero essere affidati a privati: troppo costosi per lo stato, ma ottimi affari per chi ha soldi da investire e in futuro potrà trarre profitto dalla gestione privata delle nuove infrastrutture. A frenare l’idea di Rapoport c’è una legge che impedisce questi contratti negli stati di New York e New Jersey, ma l’avvocato spera che i bisogni urgenti della popolazione uniti ai pochi fondi pubblici dei governi sbloccheranno la situazione.

La Klein continua portando vari esempi, per giungere fino all’economista ultraliberale Russell Sobel, che ha proposto di creare nei luoghi colpiti dall’uragano "zone di libero scambio, in cui tutte le disposizioni normali, le licenze e le tasse siano sospese". Una sorta di grande esperimento dal vivo del capitalismo dei disastri.

Ma uragani e disastri, piogge e alluvioni potrebbero anche essere occasione per un cambiamento collettivo. Si sa che è nelle situazioni di maggiore disagio che le persone trovano la forza di reagire e ribellarsi. Il fermento, in Italia come negli Usa, non manca. Chissà che fra i miliardi di gocce che si riversano al suolo non arrivi prima o poi anche quella, fatidica, che farà traboccare il vaso?

Fonte:Il cambiamento - articolo di
Andrea Degl'Innocenti - 13 Novembre 2012

Foto dal web



martedì 13 novembre 2012

Cinque difficoltà per chi scrive la verità


Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà.

Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; 
l'accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata, 
l'arte di renderla maneggevole come un'arma;
l'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; 
l'astuzia di divulgarla fra questi ultimi. 

Tali difficoltà sono grandi per coloro che scrivono sotto il fascismo, ma esistono anche per coloro che sono stati cacciati o sono fuggiti, anzi addirittura per coloro che scrivono nei paesi della libertà borghese.

Bertold Brect
Bertold Brect


Riepilogo.

La grande verità della nostra epoca (che non è sufficiente limitarsi a riconoscere, ma senza la quale non è possibile scoprire nessun'altra verità importante) è questa: 

il nostro continente sta sprofondando nella barbarie perché i rapporti di proprietà dei mezzi di produzione vengono mantenuti con la violenza. 

A che cosa servirebbe uno scritto coraggioso dal quale risulti la barbarie delle condizioni nelle quali stiamo per cadere (il che in sé è verissimo), se poi non risultasse chiara la ragione per cui veniamo a trovarci in queste condizioni? 
Dobbiamo dire che degli uomini vengono torturati perché i rapporti di proprietà rimangano immutati. Certo, se lo diciamo, perderemo molti amici che sono contrari alla tortura perché credono che i rapporti di proprietà si possano mantenere anche senza di essa (il che non è vero).

Dobbiamo dire la verità in merito alle barbare condizioni del nostro paese, dobbiamo dire che è possibile fare ciò che è sufficiente a farle sparire, e cioè qualcosa che modifichi i rapporti di proprietà.

Dobbiamo dirla inoltre a coloro che di questi rapporti di proprietà soffrono più di tutti, che hanno il maggiore interesse a cambiarli, ai lavoratori e a coloro che possiamo trasformare in loro alleati perché in realtà non partecipano nemmeno loro alla proprietà dei mezzi di produzione, anche se partecipano ai guadagni.

E per quinta cosa dobbiamo procedere con astuzia.

E queste cinque difficoltà dobbiamo risolverle tutte contemporaneamente perché non possiamo ricercare la verità sulla barbarie di certe condizioni senza pensare a coloro che soffrono di questo stato di cose; e mentre - combattendo costantemente ogni impulso di viltà - cerchiamo di scoprire le vere connessioni, mirando a coloro che sono pronti a utilizzare la loro conoscenza, dobbiamo anche pensare a porger loro la verità in modo tale che divenga un'arma nelle loro mani e al tempo stesso con tanta astuzia che il nemico non si accorga che gliela porgiamo e non possa impedirlo.

Tutto ciò viene richiesto allo scrittore, quando gli si chiede di scrivere la verità.

1935.

Da “Scritti sulla letteratura e sull'arte” – Bertold Brecht, a cura di Cesare Cases, Einaudi, Torino 1973

lunedì 12 novembre 2012

Un lunedì piovoso di novembre



Charlie Brown



  • L'autunno è un andante grazioso e malinconico che prepara mirabilmente il solenne adagio dell'inverno.
         George Sand


  • L'Africa ha l'Aids − L'America del Sud ha la droga − l'Islam ha il terrorismo − il Terzo mondo ha il debito. Gli unici successi occidentali sono i virus elettronici e il crack della borsa.
        Jean Baudrillard

  • Recessione è quando il tuo vicino perde il posto; depressione è quando lo perdi tu.
        Harry Truman

  • Le tribù sono come le stelle nel cielo, sembrano tutti uguali ma ognuno è un unico, piccolo filo intricato e bellissimo arazzo che forma l'umanità. "
       Jean Pierre Dutilleux


  • Le estati volano sempre... gli inverni camminano! 
       Charlie Brown


domenica 11 novembre 2012

Domenica, giorno di San Martino. Piove



dance, dance, dance.


 " Finora tu hai perso molte cose. Molte cose preziose. Il problema non è sapere di chi è la colpa. Il problema è che tu attaccavi sempre qualcosa di te a tutte le cose che perdevi. 

Non avresti dovuto. Avresti dovuto tenere qualcosa da parte per te, invece di lasciarla andare via con il resto. Così ti sei consumato a poco a poco.

 Perché? Perché l’hai fatto? - Non lo so. - Forse era più forte di te. O forse eri spinto a farlo da una specie di destino, non mi viene la parola… 

- Tendenza? – provai a suggerire.

 - Sì, tendenza. Anche se tu ricominci da capo, e riesci a rimettere a posto la tua vita, è probabile che tu rifaccia le stesse cose. È una tendenza. E quando si supera un certo punto, non si può più tornare indietro. È troppo tardi. Anch’io non posso più aiutarti. Io posso solo fare il custode di questo posto e collegare le cose. Non ho altri poteri.

 - Che cosa devo fare? – ripetei di nuovo.

 - Come ti ho già spiegato, io farò di tutto per collegarti, – disse l’uomo pecora. 
– Ma questo da solo non basta. Anche tu devi fare la tua parte. Non puoi startene seduto a pensare. Se no non arriverai a niente. Capisci? 

- Capisco, – dissi. – Ma cosa devo fare, allora? - Danzare, – rispose – Continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? Devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c’entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che si saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrei vivere solo in questo mondo. 

Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l’altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra tutto sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano."

DANCE DANCE DANCE, Murakami Haruki – ed. Einaudi

Immagine dal web 

 

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